domenica 15 marzo 2009

A proposito delle ronde cittadine

Famosi opinionisti s’indegnano, e tra le righe suggeriscono che anche i lettori dovrebbero indignarsi, per la nuova e scandalosa moda delle ronde cittadine. Questi luminari del pensiero sembrano pensare che molti cittadini, di tutte le età e differenti schieramenti politici, non vedano l’ora – e si divertano - a trascorrere le ore più lunghe della notte a passeggio per vicoli buî, col rischio d’imbattersi in delinquenti veri, e magari dovendo anche svegliarsi presto per lavorare il giorno seguente. Quasi che le ronde fossero soltanto un modo per sfogare bestiali impulsi xenofobi, o altri spregevoli istinti che tipicamente si annidano nell’elettorato più ignorante. Va da sé che chi non sente il bisogno delle ronde vive probabilmente in luoghi più ameni di chi invece le apprezza e le sostiene. Ma questi tromboni dei diritti farebbero meglio a considerare come le ronde siano uno squisito esercizio di democrazia, anzi, di democrazia diretta, che loro tanto pretendono di amare.

Le ronde colmano un vuoto lasciato dall’apparato statale, che non è in grado in quella circostanza di difendere lo Stato – cioè i cittadini. Ed è ammirevole che in Italia, paese dove l’attività civica e l’interesse ad intraprendere iniziative comunitarie è notoriamente scarso, i cittadini decidano di organizzarsi ed ovviare in modo pacifico alle carenze di un apparato pubblico.

Detto questo, rimane certamente auspicabile un dialogo e un coordinamento tra i gruppi di ronda e la polizia locale. Se non fossimo un paese che ha naturalmente paura – e la storia ce ne può dare giustizia – dei movimenti di piazza, lo strumento delle ronde potrebbe essere facilmente sfruttato e inglobato nei sistemi di pubblica sicurezza. Con bassi costi, e risultati potenzialmente ottimi.

Già esistono sia in Italia che in altri paesi gruppi di volontari, vigilantes, city’s angel, coordinati con le forze di polizia. Londra è tappezzata di manifesti con la scritta “Tonight a DJ saved my life”, che invitano i normali cittadini ad entrare tra i volontari che aiutano la polizia di notte. E non crea alcuno scandalo. In Italia basterebbe che un solo agente o un pubblico ufficiale partecipasse alle ronde per dar loro normalità. Ma la mentalità burocratica e farraginosa che molti intellettuali continuano a mantenere sui diritti e i doveri dei cittadini – intellettuali che amano definirsi progressisti – preclude invece ogni progresso e irrigidisce ogni forma di risposta ai problemi concreti della gente.

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