mercoledì 19 agosto 2009

Gli anelli che uniscono

Credo si possa validamente argomentare che l’omogeneità di una comunità si costituisce dal legame tra terra, lingua, religione e tradizione. Nel momento in cui tutti questi elementi sono condivisi la coesione della comunità è massima, con i seguenti benefici: 1) tranquillità e pace sociale; 2) efficienza della comunicazione; 3) rete di sostegno reciproco. L’unica sfida che può rimanere ad una comunità che beneficia di una tale forza identitaria è quella economica: la crescita e l’espansione.
Queste realtà in Italia sono ormai assai poche, per lo più concentrate nei piccoli borghi e nelle campagne. Viceversa nelle città, come è facile appurare, la frammentazione esasperata e le sostanziali differenze – pur costituendo in grande misura opportunità di arricchimento personale – determinano l’isolamento e la separazione degli individui. La comunità non esiste più, si crea unicamente in piccoli sottoinsiemi volontari e associativi (parrocchie, club, circoli, bar). Chi non vi partecipa, è solo. E tale frammentazione porta inevitabilmente alla rottura di tutti i tre grandi vantaggi precedentemente menzionati: sicurezza, comunicazione, sostegno.
Per questo è particolarmente importante rafforzare i legami tra terra, lingua, religione e tradizione, e l’unico modo possibile è la spontanea volontà degli italiani. Nessun altro lo farà, certamente non lo Stato, se non sono i cittadini a promuoverlo.
Un elemento forte, un legame che passa tra gli anelli di terra, lingua e tradizione, è ad esempio il dialetto. Un piccolo elemento, debole, talmente debole che è in via d’estinzione, ma che se preservato può fare così tanto per rafforzare ciò che di bello e unico ci è stato lasciato in eredità.