martedì 9 giugno 2009

Europee 2009

I politici ci hanno descritto l'Europa come il nuovo sogno della modernità, il nuovo paradiso universale di tutti gli europei. Un traguardo necessario, fondamentale, una sorta di nuovo potere saggio e illuminato, in grado di svecchiare le rigidità e i sentimentalismi nazionali. Mai come per l'Europa le classi politiche si sono spese in propaganda, attribuendosi una speciale forma d'illuminazione, una lungimiranza visibilmente in contrasto con le reticenze della maggioranza dei cittadini - bollate per queste come ignoranti, fobiche del progresso.
Un'Europa monetaria, un'Europa laicissima, un'Europa minuziosamente liberale. Un'Europa creata a tavolino dal nulla, senza storia, senza coscienza. Se questa è l'Europa che vogliono davvero i popoli, come si spiega il risultato di queste elezioni?
Elezioni che non hanno dato solamente un segnale forte di come i cittadini vogliono veder crescere l'Europa giuridica, ma anche di come vedono realizzarsi l'Europa reale all'interno dei loro singoli paesi. Gli stati nazionali manifestano ormai nella loro esperienza quotidiana situazioni di matrice europea: un confronto tra idee e modi di vivere diversi; politiche sociali, religiose e ambientali; evoluzioni demografiche e culturali. Il voto europeo a mio avviso non è stato percepito tanto come un'elezione di rappresentanti politici, quanto un voto di indirizzo strategico / ideologico di assai più ampio respiro rispetto alle mere elezioni politiche dei singoli stati. Un voto per il futuro, piuttosto che un voto per il presente.
Un'Italia che vuole vedere se stessa in Europa con più sicurezza, più trasparenza, meno clandestinità. Una Spagna che vuole un'Europa meno invasiva di Zapatero nei costumi del suo popolo. Un'Olanda in cui il partito di Wilders - quello identitario tradizionalista olandese, che rifiuta la dittatura dell'islamicamente corretto, il cui leader vive perennemente sotto scorta come un fuggitivo nel suo stesso paese - è secondo partito col 17%, ed il primo partito è il centrodestra cristiano democratico col 20%. Forti destra e centrodestra anche nella Francia impomatata. In Austria i due partiti eredi di Haider hanno preso il 18%, mentre la lista anti-Europeista ha ottenuto da sola altrettanti consensi (18%). Nel Regno Unito i conservatori hanno preso quasi il doppio dei laburisti (circa il 30%) mentre il partito di destra (per capirci l'equivalente di Alleanza Nazionale prima che si sciogliesse) ha ottenuto un 6% senza precedenti, e la lista anti-Europeista ha preso addirittura il 16%. Ci sono paesi che hanno un'idea così chiara del loro futuro al di fuori dell'Europa che hanno partiti anti-europeisti con enorme seguito. Ma non c'è pericolo: questo vento terribile che soffia contro l'Europa è già stato identificato e bollato di ignoranza, xenofobia, oscurantismo. Le classi politiche illuminate dell'Europa amano e lodano la democrazia, soprattutto quando sono loro a vincere.