mercoledì 31 marzo 2010

Voglia di futuro

Festeggio la vittoria del fronte conservatore, e non faccio a meno di notare come ormai le tornate elettorali non siano diverse da una partita di calcio. L'esercizio di propaganda, la partigianeria dei tifosi, l'attesa, i festeggiamenti sfrenati da un lato e il bruciore della sconfitta dall'altro. Gli italiani sono giocatori e spettatori, i politici sono allenatori e arbitri.
La caciara da stadio è però anche indicativa dello spirito con cui i politici affrontano il loro mestiere. Il benessere comune e l'assenza di problemi concreti ha trasformato la classe politica in grandi venditori di fumo. Non sono amministratori, non hanno una visione del futuro; per la gran parte sono necessariamente opportunisti del momento.
Non sono inquieti, non hanno la pressione di gravi crisi da risolvere, e grazie al cielo. Ma ciò non li autorizza a rilassarsi, a preoccuparsi delle relazioni e dei dibattiti più che dell'unico vero problema dell'Italia: il suo futuro.
Continuiamo a posticipare il problema: un debito pubblico che rifinanziamo ma che non riusciamo mai a ridurre. Dal lato economico non abbiamo una soluzione a pensioni, sanità, istruzione. Dal lato politico non abbiamo risolto il problema della giustizia, della mafia e del mezzogiorno. Peggio ancora dal lato demografico e sociale non abbiamo risolto il problema della natalità e dell'immigrazione. Tutte cose a cui gli italiani si sono psicologicamente abituati: piccoli problemi che li impattano poco nella vita quotidiana, ma che stanno ipotecando il loro futuro. Il futuro dell'Italia.
Come una crepa che serpeggia, che si insinua lentamente nella loro vita, sono i piccoli problemi trascurati che rischiano di esplodere all'improvviso con impatto devastante. Nella sua refrattarietà alla politica, l'italiano sta fiutando il vento e percepisce che qualcosa gli sta scappando di mano. Quelle promesse sessantottine di libertà, di apertura a tutto, di ribellione, di anarchia, che hanno attraversato per decenni l'Italia e ancora inquinano il suo centrosinistra, sembrano ormai cotte, digerite e deiettate. E' del pensiero forte che l'Italia ha bisogno; di radici, di sicurezza, di pulizia morale, di orgoglio nazionale. In altre parole, di coesione e di speranza nel futuro.
E questo spiega la vittoria schiacciante della Lega al nord e il suo penetramento nelle regioni rosse. La Lega è l'unico partito con forte connotazione idelogica che sia rimasto nello scenario politico, e che parla con voce fin troppo chiara. La sinistra ha poche idee e ancora meno leadership; l'Italia dei Valori ha solo un'idea: cacciare Berlusconi; il centrodestra si trascina molte lacune ma ha idee e leadership; la Lega ha tutto il resto.
Va riscontrata la miseria del PDL così com'è. La fusione con AN si è dimostrata due volte disastrosa: non ha apportato linfa vitale alla coalizione, ma ha semplicemente distrutto il bagaglio di valori di AN e minato l'unica forza di Berlusconi, cioè la sua leadership. Grazie, Fini, per questo successo.