domenica 6 dicembre 2009

Meenaraitee

Quasi il 60% degli svizzeri non vuole minareti in Svizzera. Il significato di questo referendum, tuttavia, è chiaramente un altro: la maggioranza degli svizzeri non vuole avere l’Islam in casa.
Il minareto è infatti una sineddoche dell’Islam. Si può dire che il voto ha come obiettivo “un edificio”, che stona col generale arredo urbano svizzero. Si può dire che non lede la libertà religiosa, che anzi è completa e strenuamente difesa in Svizzera. La realtà è però un altra: per la prima volta un referendum, esercizio democratico per eccellenza, ha rivelato che la democrazia non è un cane con la museruola.
La democrazia è infatti cosa diversa dai “difensori” della democrazia. Un gruppo poco definito di saggi che dall’alto legifera e giudica, imbrigliandoci in un processo definito democratico, ma che in realtà fa il possibile perché il popolo ignorante rinunci a prendere qualsiasi iniziativa per se stesso. Un farraginoso meccanismo burocratico teso a impedire che “la dittatura della maggioranza”, cioè la democrazia, eserciti la sua stessa dittatura. E cioè che questo popolo basso e incompetente possa fare il meno possibile di danni ai principi e al destino che questi signori hanno scelto per noi. Una democrazia che viene esaltata e lodata a gran voce quando va in una certa direzione, un popolo che viene contestato e denigrato se sceglie diversamente, anche se nel pieno esercizio delle libertà democratiche.
E’ in momenti come questo che anche i difensori della democrazia, talvolta colti in flagrante, si trovano a discutere delle stesse debolezze della democrazia. Si trovano a pensare che è stato un voto democratico ad eleggere dittatori come Hitler e Mussolini, e pertanto anche la democrazia dovrebbe aver bisogno di un’attenzione speciale e paternalistica, da parte di qualche minoranza illuminata, in modo che questi eccessi popolari possano essere contenuti. Che quindi anche la volontà di non avere minareti sia pericolosa, una battuta d’arresto, una scelta di serie B o C, e vada pesantemente condannata o disapplicata. Perché la linea è già stata decisa, il futuro è già segnato: l’Islam in Europa deve aver mano libera, così come qualsiasi altra corrente religiosa o di pensiero. Non importa cosa vogliono gli Europei, specie in termini di chi vogliono accogliere in casa loro. Importa solo che le barriere siano sollevate, che la testa di ponte possa insediarsi stabilmente, che la cultura dei singoli paesi sia diluita e annacquata, in modo che tra qualche decennio l’Europa sia il medesimo garbuglio senza capo né coda e perfettamente integrato nella sua omologazione.