mercoledì 24 febbraio 2010

L'oppio degli italiani

L'accusa che Galli della Loggia muove alla società italiana (e cioè agli italiani) è sacrosanta: "in Italia la politica può ospitare un così alto numero di traffichini e lestofanti in quanto ha come sponda e interlocutrice permanente una società moralmente opaca come la nostra". E' vero.
Alla base della bassa moralità degli italiani, tuttavia, e della loro pretesa "sfiducia" nella politica, ci sono radici così profonde che gli stessi italiani fanno molta fatica a riconoscerle.
L'italiano non si prende alcuna responsabilità nella sfera civile. Non è sua competenza. La responsabilità di dare lavoro, di dare da mangiare, di tenere l'ambiente pulito, di assistere i poveri, di garantire la sicurezza, di pagare pensioni e sanità, di dare istruzione di base e universitaria a tutti, di favorire la ricerca, insomma di risolvere qualsiasi tipo di problema, è responsabilità "dello Stato". Nonostante l'italiano non nutra verso di esso alcuna fiducia e ne sia perennemente deluso, crede quasi ciecamente nell'esistenza dello "Stato". Lo Stato italiano non è un territorio geografico, non è l'insieme dei cittadini, non è nemmeno l'organizzazione delle istituzioni: è "lo Stato" e cioè qualcosa d'altro, un essere metafisico e ideale a cui affidiamo attributi di semi onnipotenza. E' quasi un nuovo dio pagano.
Abbiamo alienato nello Stato tutte le virtù e le responsabilità del cittadino, trasformandolo nell'immondezzaio dei problemi che spesso per pigrizia non vogliamo risolvere da soli. E questo è il risultato di decenni di educazione socialista e antagonismo verso l'iniziativa del singolo: benché l'idea di Stato sia in sé positiva e astrattamente altruista, essa è divenuta "l'oppio degli italiani", cioè la scusa perfetta per mascherare la propria deresponsabilizzazione. E' facile dare colpe allo Stato, cosa indefinita e concretamente inesistente, tanto che per dargli una consistenza si guarda a chi l'ha creato: la classe politica. La realtà è che siamo diventati un popolo pigro e arrogante, viziato, che non teme vergogna, senza lungimiranza e ancora peggio senza interesse per il futuro, teso ad arraffare la furbata del momento, ancor meglio se a discapito di altri. E chi critica queste parole lo fa in malafede: è tristemente banale dire che ci sono ancora tante persone brave e oneste, ma proprio perché sono oneste esse sanno riconoscere l'opacità della morale italiana e non nascondono l'elefante dietro a un dito.