sabato 14 marzo 2009

L'ideologia della crisi

Ci sembrava di aver toccato il fondo dopo il fallimento di Lehman, e invece eravamo soltanto all'inizio. I dati economici negativi non fanno più paura, non destano più stupore: paradossalmente ci rassicurano, confermano e riconfermano che le cose stanno effettivamente andando male. La borsa che crolla è all'ordine del giorno, ma, nonostante il boccone amaro, stringiamo i denti e ci ostiniamo a credere che prima o poi finirà, che cominceremo a risalire. Le statistiche ci tranquillizzano: le crisi vanno e vengono, ogni sei o sette anni, e comunque non siamo ai livelli della grande crisi del '29 e difficilmente li potremo ripetere.

Ma a che livelli siamo? E ha senso dire che la crisi ha un'origine puramente economica, e rimarrà pertanto confinata solo in quell'ambito?

Senza volere entrare in analisi dettagliate, ma usando solo il buonsenso, risulta chiaro che da una crisi come questa 1) non si esce in fretta, 2) le cose possono peggiorare ancora di molto, e sembra che si vada in questa direzione, 3) non si avranno forti rimbalzi che compenseranno in fretta le gravissime perdite (in sostanza, la crisi non è solo un brutto sogno da cui ci risveglieremo), e 4) l'occidente nei suoi simboli più forti di progresso - Stati Uniti e Regno Unito - ne esce completamente sconfitto.

Non inganniamoci, questa non è una delle crisi cicliche che inceppano il sistema di libero mercato, da cui prima o poi si esce più forti di prima. Questa crisi ci sta dicendo che dobbiamo ridimensionare il nostro modo di vivere, perché lo stile di vita occidentale degli ultimi decenni è stato sbagliato. Improntato cioè a principi, desideri, tendenze che non possono resistere alla prova del tempo - se anche possono resistere a quelle molto discrezionali della pura ragione, che facilmente trova argomentazioni per tutto.

L'occidente ha creduto nel mito della libertà assoluta dell'uomo nella ricerca di un benessere materiale illimitato. Un benessere che si può raggiungere con qualsiasi mezzo, assumendo i rischi più elevati, indebitandosi oltre misura, guardando soltanto al presente. Questa idea di perfezionamento nel benessere, di crescita infinita, sembra essere un'idea puramente di natura economica, ma riveste invece ogni altro aspetto della vita. E' un'idea motrice, religiosa, che prende forma in qualsiasi situazione e dà impulso all'intero comportamento umano.

Rappresenta il perfezionamento nell'estetica del corpo, dell'abbigliamento, dell'abitazione; la massimizzazione del piacere, che è sempre piacere personale: nei consumi, nei divertimenti, nell'eros; la scelta scontata della soluzione più semplice e più conveniente all'individuo - leggi anche aborto ed eutanasia - anche a discapito della comunità o dell'ambiente. Si apre cioè un vaso di pandora che non sembra aver niente a che fare con l'economia, ma che in realtà fa parte dello stesso ecosistema. Le conseguenze evidenti sono un'aumento dell'egocentrismo e dell'aggressività degli individui, di deresponsabilizzazione nelle scelte, di indifferenza verso l'esterno e per le conseguenze delle proprie azioni.

Non è quindi un caso che ad essere colpite dalla crisi economica siano proprio le democrazie più "mature" e liberali, quelle cioè in cui lo stato ha maggiormente restituito agli individui l'esercizio delle libertà sociali. Il relativismo del pensiero, concetto squisitamente democratico e braccio destro dell'ideologia del benessere, è arrivato a creare nelle menti l'idea che lo stato debba semplicemente essere un arbitro imparziale e senza opinione dei rapporti tra i cittadini, la cui libertà dev'essere - anche in questo caso - pressoché illimitata e protesa verso nuove frontiere. Questa crisi sembra invece chiedere che lo stato, oltre alle iniezioni di liquidità e ai salvataggi economici, faccia una copiosa iniezione di valori etici, valori che i cittadini sembrano avere un po' smarrito.

Un campo nuovo

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Comincia qui una nuova esperienza, una nuova avventura. Semi e radici.
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Dal passato traiamo la ragione, gli indirizzi e la forza per costruire il futuro. Il presente è ciò che ci mettiamo in mezzo. Tutto cresce, e ciò che cresce è bello, è buono, è motivo di contentezza.
Che anche questo spazio sia un'occasione di crescita per tutti. Ci aiuti a trovare la forza nel nostro passato, per essere e fare ciò che è giusto nell'oggi, e raccogliere domani i frutti di ciò che avremo seminato.

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