giovedì 20 ottobre 2011

Cose scontate

Ce ne sono talmente tante di cose che si possono fare per raddrizzare l’economia italiana e promuovere le necessarie riforme che c’è quasi l’imbarazzo della scelta:
• dimezzare il numero dei politici a livello parlamentare e regionale, ridurre i loro stipendi e rivederne meccanismi di pensionamento e privilegi vari
• ridurre significativamente il numero dei dipendenti pubblici, specie al meridione dove certe situazioni sono al di là della definizione di scandalo
• tagliare drasticamente le pensioni da subito, aumentare l’età pensionabile per uomini e donne, incentivare la gente a lavorare durante l’età pensionabile
• tagliare la spesa sanitaria, aumentare il contributo privato, rivedere le soglie d’accesso ai sussidi pubblici
• liberalizzare i contratti di lavoro, permettere a ciascuno la facoltà di lavorare quando e come vuole, al di fuori di vincoli di orario o durata
• di pari passo con questo, disciplinare le organizzazioni sindacali, richiedere loro trasparenza di bilancio, semplificare le norme d’assunzione e licenziamento
• lotta durissima e sistematica alla criminalità organizzata, confisca di beni e attività ovunque essi siano
• revisione del sistema carcerario e obbligo di lavoro da parte dei carcerati in ambiti socialmente utili
• semplificazione delle leggi e dei processi – è inaccettabile che nel Regno Unito durante le rivolte estive siano state arrestate duemila persone, e quasi mille siano state processate e condannate in 3 giorni, mentre da noi per lo scempio di Roma siano state fermate in flagranza una decina di persone e chissà quando si arriverà ad un processo
• promuovere il turismo e il made-in-Italy in modo significativo: abbiamo più arte, cultura e cucina di qualsiasi paese al mondo, ma la via con più affluenza di turisti all’anno è Oxford Street – è inaccettabile!
• riforma totale dell’educazione nel segno del pensiero critico e dell’educazione civica fin dalle medie, flessibilità per gli studenti di migrazione da anno in anno / materia in materia a seconda del loro livello di preparazione. Un dodicenne deve potersi laureare all’università se ne è in grado, non sobbarcarsi la lentezza di chi non è al suo livello. Promuovere corsi che favoriscano l’autostima, la fiducia, l’autocontrollo e l’imprenditorialità degli studenti
• multe a tappeto e tolleranza zero per il mancato rispetto delle leggi, in particolare delle leggi meno importanti. Lo stato dei parcheggi solo a Milano grida al cielo vendetta
• promuovere coesione sociale e culturale, indirizzare la gente a uno stile di vita più sobrio ed essenziale, alla ricerca di ciò che è importante e necessario
• chissà quante altre cose ci sono, dalle semplificazioni fiscali alle varie agevolazioni della trasformazione d’impresa, trasferimento dei titoli, ecc. su cui siamo indietrissimo rispetto all’Europa.
Non vogliamo un’Italia pulità, forte anche economicamente, di gente che non si vittimizza e non si aspetta la manna dal cielo, ma che si rimbocca le maniche e si crea da sola il proprio futuro? Di gente piena di entusiasmo, di sogni, che non deve stare a elemosinare aiuti europei, ma che va in tutto il mondo ad aprire aziende e ad assicurarsi contratti e relazioni? Un’idea del genere è ormai solo uno sprazzo di luce contraddetto dalle probabilità, ma esiste – e per raggiungerlo servono lacrime e sangue, esattamente ciò che le riforme elencate qua sopra richiederebbero. Sacrifici, tirare la cinghia, conflitti sociali, scelte impopolari – sarebbero il minimo. Ma è questo il ruolo di politici con la P maiuscola. L’alternativa non è affatto più brillante, anzi – anni di depressione, fallimenti, sogni infranti, soltanto per sgraffignare ancora qualcosa dallo Stato e vivacchiare sugli attuali privilegi. Uno scandalo a cielo aperto.

mercoledì 19 ottobre 2011

Eroi - Gilbert K. Chesterton


Più volte in passato mi ero imbattuto nel nome di Chesterton, ma per qualche ragione una strana pigrizia mentale mi ha come impedito di affrontarne il pensiero, fino ad un casuale incontro estivo. Un trafiletto di giornale, un articolo, qualche giorno di vacanza per casualità in Italia – è stata la proverbiale palla di neve che ha iniziato a rotolare creando una valanga. Raramente ho incontrato un pensiero così geniale, così semplice, e soprattutto così affamato di verità. Una genialità che è straordinaria, proprio perché non ha limiti – i limiti generalmente costituiti e autoimposti da una mentalità “laica”, nell’esatto senso che ha ormai assunto il termine e cioé atea-materialista.
Nella mia ancora modestissima conoscenza del suo pensiero, tre idee mi hanno particolarmente colpito. La prima è la sua celebre definizione della Tradizione come “democrazia dei morti”. In base a che cosa dovremmo stare ad ascoltare solo i vivi? I morti hanno più esperienza e più saggezza della gran parte dei vivi, e quindi maggior diritto ad indicare la strada verso il futuro e ad avere voce in capitolo su temi cruciali.
Il secondo pensiero fa parte della visione cristiana della vita: la felicità e la bellezza come cose fragili, leggere, come il vetro o il cristallo, che possono durare in eterno se sono protette, ma che una minima pressione può a mandare in frantumi. Il fatto che le virtù siano collegate: l’umiltà con la forza, l’amore con la guerra, e che se tali virtù sono “scientificamente” (leggi modernisticamente) separate e perseguite singolarmente, deragliano. Un’umiltà talmente rimpicciolente che porta all’estinzione, un amore dissoluto che porta al mero piacere, una guerra che non serve a proteggere ciò che amiamo ma che è puramente rissa, invasione, ubriacatura. E il fatto che la religione mantenga l’equilibrio tra queste virtù apparentemente in conflitto, come la metafora dei bambini su di un’isola circondata da scogliere, in cui la religione (o la legge) è un grande muro che impedisce ai bambini di cadere dal precipizio. All’interno di quel muro, i bambini sono liberi di giocare e correre, felici e senza pensieri, come si può ancora vedere nella maggior parte dei paesi a forte sfondo cattolico. Se quel muro è abbattuto e non ci sono protezioni, i bambini smetteranno di giocare e si ritroveranno a sedersi in silenzio al centro dell’isola.
E per ultima una massima che è sembrata emergere dal mio stesso spirito, come se la ricordassi più che se la stessi scoprendo: “La tolleranza è la virtù di un uomo senza convinzioni”. Mi ha ricordato che la tolleranza è il valore principale delle democrazie multiculturali, perseguita da politici di tutti i colori come il santo graal. Così come l’uomo moderno sia in effetti del tutto privo di convinzioni, e di questo faccia sconclusionatamente motivo di vanto.
Sia benedetta la fame di verità di Chesterton, nato ateo nel Regno Unito, scopertosi naturalmente cristiano, morto fervidamente cattolico.