domenica 15 marzo 2009

A freddo sulla San Pio X

Per chi non è cattolico, togliere una scomunica probabilmente non ha un grande valore. Lo si può associare ad un indulto, una grazia, concessa da un capo di stato a dei cittadini un po’ disobbedienti. Per un credente, la scomunica è la differenza fra il tutto e il niente, tra l’essere partecipe della salvezza eterna e il non averne parte. Difficilmente comprensibile per chi non crede.
E come se tu fossi figlio del più grande sovrano sulla Terra, il più potente del mondo, anzi, mille volte più potente, e fossi destinato ad aver parte per sempre a questo regno. Ti trovi invece ad esserne chiuso fuori, non riconosciuto, impossibilitato ad entrare, nella miseria, per sempre. Come ti sentiresti se qualcuno dal di dentro ti riaprisse la porta? Non sarebbe la cosa più grande e più bella che tu potessi desiderare? Tutti i pesi, le preoccupazioni, le incertezze, ti cadrebbero di dosso, toglieresti gli stracci che vestivi per tornare ad essere un principe. Questo è essere in comunione con la Chiesa.
Alcuni lefebvriani hanno manifestato posizioni personali gravi e condannabili, e la Chiesa ha fatto bene a condannarle, e lo ha fatto senza esitazione. Ma si tratta di posizioni personali, che non hanno nemmeno carattere teologico. Posizioni note al pubblico da lungo tempo, di cui nessuno si era mai interessato finché il papa – che non ha in alcun modo normalizzato la Fraternità San Pio X – ha semplicemente tolto una scomunica, restituendo vita e linfa ad una comunità numerosa che per la Chiesa era morta.
Ma a prescindere dal clamore su Williamson (che fortunatamente è stato solo un caso mediatico magistralmente orchestrato per oscurare il reale avvenimento) quello che colpisce è l’ostilità che è scaturita dall’interno della Chiesa. Un’ostilità diretta in modo violento verso i lefebvriani, nonché verso il papa per la sua decisione di distendere i rapporti. Laddove proprio i cattolici avrebbero dovuto essere lieti di riaccogliere nella loro comunità dei fratelli dispersi, hanno magistralmente fatto rivivere la parabola del figliuol prodigo interpretando il ruolo del fratello maggiore.
Ma c’è di più, e di più profondo: c’è la paura verso la Tradizione. Varrà la pena parlarne con calma un’altra volta.

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