domenica 10 novembre 2013

La Prima Legge

Da un po' non scrivo di politica, attualità, economia. La voglia di scriverne certo ritornerà, ma quanto più si fissano gli occhi sul vasto e meraviglioso mondo dello spirito, tanto meno interessante sembra questo mondo così pesante, appesantito di materia e di piccole o grandi miserie. Scrivere dell’attuale politica italiana, ma anche globale, mi sembra come parlare di cronaca sportiva o di intrattenimento, piuttosto che di cose vere, utili, interessanti. Così non sarebbe se qualcuno veramente mettesse lo spirito e la fede in politica, ma per il momento così non è - e quindi continuo a parlare del mondo dello spirito, perché quando vengono certe intuizioni spirituali esse vanno seguite, e queste luci che mi si sono accese da ieri hanno bisogno di essere condivise e messe per iscritto.
Vorrei parlare della ragione per cui è giusto, meravoglioso e necessario amare Dio sopra ogni cosa, più di ogni cosa, e prima di ogni cosa. Amore è una parola così inflazionata e ambigua, che va usata con una certa cautela. Amore ha assunto il significato assai terreno di desiderio, passione, una forza che sprigiona da un individuo per legarlo ad un altro. L’amore cristiano, invece, ha il significato di carità, di abnegazione, di sacrificio, di nostalgia: tenere in minimo conto noi stessi, per il bene degli altri; e nostalgia perché ci è dolce l’attesa della ricompensa futura e della riunione in cielo degli affetti terreni.
Quando si discute in termini umani del fatto che Dio vada amato sopra ogni cosa, chi non crede – ma anche molti che credono – hanno difficoltà a comprendere o condividere tale pensiero. Amare l’Invisibile, l’Indiscernibile, sarebbe una sorta di follia. Bisognerebbe prima amare le creature, gli uomini in particolare, e poi forse riuscire ad avvicinare la mente a Dio e portare gli affetti verso le Sue sfere. Nasce un problema, però: non riusciamo, con i nostri mezzi, ad amare le creature. Amiamo naturalmente e spontaneamente i nostri amici, i nostri famigliari, le brave persone che incontriamo. Le amiamo spesso nel senso che non litighiamo, che ci divertiamo insieme, che ci aiutiamo occasionalmente. Ma stiamo parlando di amore, dell’amore che porta al sacrificio di noi stessi per gli amici? Stiamo parlando di carità, per cui quando giunge il momento del bisogno siamo pronti a fare tutto il possibile per questi nostri cari? Spesso anche in piccole famiglie manca vera unione o vero affetto, e quello che c’è è solo lieve o di circostanza.
Chi giunge a predicare le lettere e l’educazione come forma di crescita morale umana, e come unica risorsa laica di amore per tutti gli uomini, parla di un amore astratto che mai viene poi praticato. Si può piangere e commiserare la triste sorte delle umane genti quando le lettere ce la insegnano, e comprendere che l’uomo va compatito per la sua condizione; e poiché vivere è soffrire, tutti vanno rispettati e trattati con gentilezza. Tutto vero, ma è una visione che si ferma ad un po’ di rispetto, ad un po’ di aiuto, e soprattutto una visione che i maestri intellettuali desiderano suscitare negli altri nel labile desiderio che prima o poi si avveri, perché loro stessi fanno fatica a praticarla. È inoltre una visione disperata, perché si ferma ai confini terreni della morte umana, e non abbraccia l’ampiezza salvifica della vita oltre la morte. Abbiamo mai visto qualcuno animato da laici affetti terreni, che non crede alla vita dello spirito, rinunciare alla propria vita e consegnarsi al nulla per il bene degli altri? No, è impossibile. Se alcuni che non hanno fede bramano la morte, è perché trovano la vita insostenibile, terribile senza la luce di Dio, ma non si è visto alcuno che si sacrifichi per il bene degli altri senza tornaconto personale. In sostanza, anche se accompagnato da tutta la buona volontà, un amore vero e profondo per il prossimo non può nascere dagli uomini stessi, ma ha bisogno di qualcosa di più.
Amare Dio sopra ogni altra cosa vuol dire amarlo come Padre e Madre, come Marito e Moglie, Figlio e Figlia, Fratello e Sorella, Parente, Amico. Vuol dire amarlo con ogni forma di onesto amore che abita nel nostro cuore. Vuol dire riconoscerlo come Colui che ci ha creati, che ci ha pensati, che ci ha voluto dare quello che Lui ha, e che ci vuole con Lui e come Lui. Colui che ha dato se stesso, mortificato se stesso, sacrificato se stesso per invitarci ad una reggia eterna. Colui che è sinonimo di ogni virtù e bellezza a cui il nostro limitato pensiero può arrivare. Quante sorprese avremo quando gli occhi dello spirito si dischiuderanno completamente!
Quando amiamo Dio, non possiamo che amare tutto ciò che Dio ha creato, perché è giusto e buono. Non possiamo che vedere Dio in ogni persona, specie in quelle più bisognose. Ogni uomo è creato nell’immagine spirituale di Dio, perciò Dio è davvero nel Padre e nella Madre, nei figli, nei consorti, negli amici e in tutti gli uomini. Vediamo la generosità e la sapienza di Dio anche nelle piante e negli animali, di cui disponiamo così liberamente e spesso ingratamente. Vediamo anche come tutti gli uomini siano chiamati ad un comune destino, che non è la morte, ma la vita eterna – ed essa può essere di eterna gioia o di eterno rimpianto. E basta questo pensiero ad accendere un fuoco d’amore verso tutti gli uomini per risvegliarli alla Luce di Dio, perché non vi è gelosia della ricompensa in cui speriamo, ma solo il desiderio che da tutti possa essere condivisa.