Da un po' non scrivo di politica, attualità, economia. La
voglia di scriverne certo ritornerà, ma quanto più si fissano gli occhi sul
vasto e meraviglioso mondo dello spirito, tanto meno interessante sembra questo
mondo così pesante, appesantito di materia e di piccole o grandi miserie.
Scrivere dell’attuale politica italiana, ma anche globale, mi sembra come
parlare di cronaca sportiva o di intrattenimento, piuttosto che di cose vere,
utili, interessanti. Così non sarebbe se qualcuno veramente mettesse lo spirito
e la fede in politica, ma per il momento così non è - e quindi continuo a
parlare del mondo dello spirito, perché quando vengono certe intuizioni
spirituali esse vanno seguite, e queste luci che mi si sono accese da ieri
hanno bisogno di essere condivise e messe per iscritto.
Vorrei parlare della ragione per cui è giusto, meravoglioso
e necessario amare Dio sopra ogni cosa, più di ogni cosa, e prima di ogni cosa.
Amore è una parola così inflazionata e ambigua, che va usata con una certa
cautela. Amore ha assunto il significato assai terreno di desiderio, passione,
una forza che sprigiona da un individuo per legarlo ad un altro. L’amore cristiano,
invece, ha il significato di carità, di abnegazione, di sacrificio, di
nostalgia: tenere in minimo conto noi stessi, per il bene degli altri; e
nostalgia perché ci è dolce l’attesa della ricompensa futura e della riunione in
cielo degli affetti terreni.
Quando si discute in termini umani del fatto che Dio vada
amato sopra ogni cosa, chi non crede – ma anche molti che credono – hanno difficoltà
a comprendere o condividere tale pensiero. Amare l’Invisibile, l’Indiscernibile,
sarebbe una sorta di follia. Bisognerebbe prima amare le creature, gli uomini
in particolare, e poi forse riuscire ad avvicinare la mente a Dio e portare gli
affetti verso le Sue sfere. Nasce un problema, però: non riusciamo, con i
nostri mezzi, ad amare le creature. Amiamo naturalmente e spontaneamente i
nostri amici, i nostri famigliari, le brave persone che incontriamo. Le amiamo
spesso nel senso che non litighiamo, che ci divertiamo insieme, che ci aiutiamo
occasionalmente. Ma stiamo parlando di amore, dell’amore che porta al
sacrificio di noi stessi per gli amici? Stiamo parlando di carità, per cui
quando giunge il momento del bisogno siamo pronti a fare tutto il possibile per
questi nostri cari? Spesso anche in piccole famiglie manca vera unione o vero
affetto, e quello che c’è è solo lieve o di circostanza.
Chi giunge a predicare le lettere e l’educazione come forma
di crescita morale umana, e come unica risorsa laica di amore per tutti gli
uomini, parla di un amore astratto che mai viene poi praticato. Si può piangere
e commiserare la triste sorte delle umane genti quando le lettere ce la
insegnano, e comprendere che l’uomo va compatito per la sua condizione; e
poiché vivere è soffrire, tutti vanno rispettati e trattati con gentilezza.
Tutto vero, ma è una visione che si ferma ad un po’ di rispetto, ad un po’ di
aiuto, e soprattutto una visione che i maestri intellettuali desiderano
suscitare negli altri nel labile desiderio che prima o poi si avveri, perché
loro stessi fanno fatica a praticarla. È inoltre una visione disperata, perché
si ferma ai confini terreni della morte umana, e non abbraccia l’ampiezza
salvifica della vita oltre la morte. Abbiamo mai visto qualcuno animato da laici
affetti terreni, che non crede alla vita dello spirito, rinunciare alla propria
vita e consegnarsi al nulla per il bene degli altri? No, è impossibile. Se alcuni
che non hanno fede bramano la morte, è perché trovano la vita insostenibile,
terribile senza la luce di Dio, ma non si è visto alcuno che si sacrifichi per
il bene degli altri senza tornaconto personale. In sostanza, anche se
accompagnato da tutta la buona volontà, un amore vero e profondo per il prossimo non può nascere dagli uomini stessi, ma ha bisogno di qualcosa di più.
Amare Dio sopra ogni altra cosa vuol dire amarlo come Padre
e Madre, come Marito e Moglie, Figlio e Figlia, Fratello e Sorella, Parente, Amico.
Vuol dire amarlo con ogni forma di onesto amore che abita nel nostro cuore. Vuol
dire riconoscerlo come Colui che ci ha creati, che ci ha pensati, che ci ha
voluto dare quello che Lui ha, e che ci vuole con Lui e come Lui. Colui che ha
dato se stesso, mortificato se stesso, sacrificato se stesso per invitarci ad
una reggia eterna. Colui che è sinonimo di ogni virtù e bellezza a cui il
nostro limitato pensiero può arrivare. Quante sorprese avremo quando gli occhi
dello spirito si dischiuderanno completamente!
Quando amiamo Dio, non possiamo che amare tutto ciò che Dio
ha creato, perché è giusto e buono. Non possiamo che vedere Dio in ogni
persona, specie in quelle più bisognose. Ogni uomo è creato nell’immagine
spirituale di Dio, perciò Dio è davvero nel Padre e nella Madre, nei figli, nei
consorti, negli amici e in tutti gli uomini. Vediamo la generosità e la
sapienza di Dio anche nelle piante e negli animali, di cui disponiamo così
liberamente e spesso ingratamente. Vediamo anche come tutti gli uomini siano
chiamati ad un comune destino, che non è la morte, ma la vita eterna – ed essa
può essere di eterna gioia o di eterno rimpianto. E basta questo pensiero ad
accendere un fuoco d’amore verso tutti gli uomini per risvegliarli alla Luce di
Dio, perché non vi è gelosia della ricompensa in cui speriamo, ma solo il
desiderio che da tutti possa essere condivisa.