domenica 27 ottobre 2013

Perdono

Cosa strana è il perdono! Come il sacrificio, come il digiuno, come la preghiera, è un concetto molto strano per la mente dell’uomo moderno e dei giovani in particolare, a cui pochi lo spiegano.
Il perdono è uno di quegli strumenti cristiani che combattono il mondo. Se il mondo dice: “Godi!”, la fede risponde: “Sacrificati, affinché dal tuo seme che muore nasca una pianta”. Se il mondo dice: “Consuma, e accumula!”, la fede risponde: “Digiuna, controllati e vivi con moderazione”. Se il mondo dice: “Divertiti al massimo nel tempo che hai”, la fede ribatte: “Prega e fai amicizia con Dio, che ben più è il tempo che passerai con Lui di quello su questa Terra”. Se il mondo dice: “Odia chi ti fa del male, e vendicati”, la fede dice: “Perdona, e converti le anime alla luce”.
Molti liquidano il perdono come un’idealismo fuori dalla realtà, ed è vero: il perdono non fa parte delle leggi di questo mondo. E porta fuori dal mondo chi lo esercita, perché lo porta molto vicino a Dio.
C’è chi crede che il perdono sia sintomo di debolezza: solo i codardi non ripagano l’offesa con l’offesa. Ma anche le bestie sono capaci di combattere e mordersi tra di loro; non sono però esse in grado di perdonare. Il Nemico infatti, che ci vorrebbe degradati come bruti, odia il perdono, perché ci rende simili a dèi. Il perdono, e cioè l’accettare nel proprio cuore un’offesa, un insulto, un danno, un’umiliazione, una ferita di qualsiasi tipo, senza tuttavia restituire il male, ma accettandolo e offrendolo a Dio, col sorriso sulle labbra, è l’esercizio di una forza eroica.
Il male vive autoriproducendosi. Chi esercita il male, anche inconsciamente, si aspetta di vedere il male propagarsi, ritorcersi verso di lui; si aspetta da un’azione la stessa reazione uguale e contraria. Il male è come una catena che si solleva e si abbatte, scuotendo la terra, suscitando vibrazioni malefiche. Il perdono vince il male, perché spezza la catena, spezza il circolo vizioso, ne arresta l’espansione. Anzi, oltre ad arrestarne l’espansione, lo ricaccia indietro, perché solo grazie all’esempio di chi rende il bene al male ricevuto, coloro che operano il male possono risvegliarsi alla luce. A volte, troppe poche volte, restiamo sorpresi dalla carica umana di certe persone che non se la prendono, non tengono in conto il male ricevuto, o soffrono in silenzio senza lamentarsi pur essendo stati pesantemente provati dalla vita. Sono questi esempi che fanno cadere dagli occhi le croste della superbia, dell’amor proprio, dei desideri vani, della sensualità, e ci avvicinano al bene.
Il perdono, oltre a tutto, fa stare bene, perché nasce dall’amore. Non si può perdonare se non si amano le altre persone attraverso Dio, nella consapevolezza che Dio ha creato i fratelli e desidera la loro salvezza; per cui è dovere di ciascuno di noi mantenere il cuore nella luce e accendere fiaccole che avvicinino le anime. La pace nel cuore è cosa assai migliore dello sconforto, del turbamento, dell’odio. E perdonare è facile, così come molte altre cose che sono difficili in termini umani e materiali, ma semplici e soavi se fatte cristianamente, perché ne comprendiamo il senso spirituale. Il Cristo è stata la Vittima per eccellenza, Colui che più di ogni altro ha spezzato e vinto la catena del male, subendone il colpo e invocando perdono per chi Lo colpiva. Questo Dio vuole da noi, che anche noi ci offriamo come vittime, barriere su cui si possa infrangere l’onda del male, perché non prevarichi e sommerga il mondo. Quale ricompensa avrà mai preparato il Re nel suo regno per colui che spende la propria vita in questo servizio?