domenica 20 ottobre 2013

Le vie del Cuore

Pensare o sentire? A volte ci si chiede se sia più giusto dare retta alla testa o al cuore. Abbiamo in effetti due grandi bussole, la ragione e il sentimento, e molto spesso una sembra escludere l’altra. Al giorno d’oggi, poiché nulla di autentico o innocente sembra essere in circolazione, siamo più propensi a seguire qualunque cosa sgorghi dal cuore. Molti saggi ci dicono che per esprimere al massimo il nostro potenziale dobbiamo semplicemente lasciarci andare, che non dobbiamo reprimere i nostri istinti, ma anzi dobbiamo fare tutto ciò che ci piace, che ci appassiona, che ci dà emozione. Il cuore è caldo, la mente è fredda. La mente è quella cosa che usano i vecchi o gli sfigati, quelli che non vivono veramente, ma che stanno fermi e pensano a chissà cosa. L’importante dovrebbe essere vivere intensamente, gioiosamente, autenticamente, provare, cercare, seguire le inclinazioni del cuore per arrivare a dischiudere quel nucleo puro, primitivo, dell’io. Meta della felicità spirituale.
Purtroppo verità e menzogna sono sempre mescolate nella vita quotidiana, e quanto è facile a un po’ di menzogna rovinare la verità. La verità è che mente e cuore non si oppongono, o quantomeno non dovrebbero opporsi. Che dal cuore non vengono solo istinti e intuizioni positive, ma anche molte inclinazioni negative: i desideri errati, le concupiscenze, le ire. Gli istinti sgorgano sì dal cuore, ma sta alla mente comprenderli e validarli, perché alcuni sono suggeriti dal bene, altri dal male. Esiste poi un terzo fattore, il più importante, e cioè il vero io: la volontà. Una volta che il cuore genera, e la mente valuta, la volontà poi decide. Noi siamo volontà, libera volontà: questo è il nostro essere. Il cuore produce, la mente filtra, la volontà agisce. Ma non finisce qui.
Le nostre scelte impattano il cuore. Infatti quando scegliamo bene, anche il cuore ne esulta, e la mente contempla questa gioia, e ne gioisce anch’essa. E rafforza il proposito della volontà di scegliere bene in futuro. Il nostro essere è “completo”, o felice, quando cuore, mente e volontà sono allineati e in armonia.
Non pensiamo paganamente che la felicità, o la pienezza dell’essere, siano da ricercare per ottenere il successo o altre forme di appagamento terreno. La felicità è condizione semplice dell’uomo, è pura, genuina. Si è felici quando si è in pace con se stessi, quando per molto tempo ci si è irrobustiti nel fare le scelte giuste. Scelte che possono condurci alla povertà, alle privazioni, anche a sofferenze e grossi sacrifici, ma che pur sembrando maledizioni agli occhi di questo mondo, sono in realtà pace vera dello spirito e premessa della gioia futura.
E come distinguere le inclinazioni buone del cuore da quelle cattive? Le buone portano pace, non feriscono nessuno. Esse sono quelle che spesso vanno contro il nostro amor proprio, contro il nostro vantaggio, ma a vantaggio degli altri. Quelle che si prefiggono un fine buono, e che soprattutto hanno il respiro dell’eternità, piuttosto che tendere a un risultato facile e passeggero. Sono quelle che generalmente costano sforzo e sacrificio. Ricordiamoci che per raggiungere la felicità si passa attraverso una porta stretta. Ma quanta felicità, oltre quella porta!