sabato 1 giugno 2019

Parabole di vita italiana

C'era un quartiere molto affollato, e un signore doveva fare la spesa. Non trovando un posto per parcheggiare la macchina, decise di lasciarla in mezzo alla strada, tanto era solo per cinque minuti. Passa di lì una signora, anche lei non riesce a parcheggiare e deve fare una rapida commissione. Vede che l'altra macchina in mezzo alla strada non ha preso una multa, e decide di fare la stessa cosa. Dopo un'ora, ci sono almeno venti macchine ferme in mezzo alla strada, e il traffico è completamente fermo. Arriva un vigile, che decide di dare qualche multa, ma gli autisti tornano fuori dai negozi in fretta per scusarsi e dire che se ne vanno via subito. Presto il traffico riparte, tutti sono contenti, nessuno ha preso una multa. Fino al giorno dopo, quando la stessa cosa si ripete, ma stavolta ci sono almeno quaranta macchine ferme in entrambe le direzioni. Il vigile ormai sa che si trattta di gente di passaggio, e che prima o poi il traffico ripartirà. Nel frattempo quelli che devono urgentemente attraversare la zona sono completamente bloccati nel traffico, e il fumo dei tubi di scappamento rende l'aria irrespirabile. Il tutto continua a peggiorare giorno per giorno.

In una grande città, capoluogo di provincia, c'è una zona residenziale molto bella e ricca, una zona centrale per la classe media, e un quartiere popolare molto povero. Un uomo sulla quarantina, con moglie e una figlia piccola, vive nella zona popolare e non ha praticamente più niente da mangiare per sè e la famiglia. Il lavoro lo ha perso da un po' e sta facendo fatica a trovare dell'altro. Pensò tra sè "non andrò nel quartiere dei ricchi, loro hanno allarmi e guardie giurate. Andrò in centro dove ci sono i negozi della classe media, e ruberò un po' di pane e un pò di frutta per mangiare". Così fece, prendendo queste cose di nascosto da un piccolo supermercato, e tornando poi a casa.
Il suo vicino, che stava male quanto lui, vide che stavano mangiando e gli chiese se avesse trovato lavoro. Con onestà, l'uomo rispose: "No, non ho un lavoro, ma avevo così fame che ho rubato poche cose al supermercato. Non se ne sono accorti, per fortuna, e stasera mangiamo qualcosa".
Il vicino pensò a quanto aveva sentito dire, e decise di fare anche lui la stessa cosa. Quella stessa notte andò al piccolo supermercato, che non era sorvegliato, tagliò il lucchetto della porta sul retro, entrò e portò via cibo e bevande per una settimana. Già che c'era, portò via anche un pò di prodotti per la casa e varie bottiglie di alcolici che pensava di rivendere per farci qualche soldo.
Il giorno dopo, il vicino del vicino si accorse che questi aveva riempito la casa di roba, e gli chiese come avesse fatto. "L'uomo che vive qua in parte a me aveva fame, e ha rubato un pò di cibo al supermercato. Non se ne sono accorti. Anch'io ho fame, sono andato ieri notte e sono riuscito a portare via tanta roba. Sicuramente il supermercato avrà un'assicurazione che li rimborserà di tutto in ogni caso, quindi non ci perderanno niente".
Questo vicino del vicino soppesò la storia e decise di andare anche lui nella zona della classe media, per prendere qualcosa da mangiare o magari da vendere. Era il periodo delle vacanze delle scuole, e molte famiglie della classe media erano fuori città per qualche giorno. "Entrerò in un paio di case e porterò via un po' di roba" pensò. Quella sera, entrò in una casa dall'aspetto modesto, ma ben curato. Le luci erano tutte spente. Entrò dalla finestra e si trovò in cucina. Prese delle cose da mangiare dal frigorifero, dopodiché andò verso la camera da letto per vedere se c'era qualche gioiello. Improvvisamente partì un allarme, e si accesero delle luci - il proprietario e la sua famiglia erano in casa. Sorpreso, il ladrone sfortunato cercò di scappare portandosi via un po' di refurtiva, ma inciampò e cadde stortandosi il piede. La polizia arrivò presto sul posto e lo arrestò. L'uomo si mise a piagnucolare: "Ecco, vi rendo la refurtiva - era solo un po' di cibo e qualche pezzo d'argento. Ho rubato perché sono povero e ho fame" pianse, mentre lo mettevano in cella per la notte. Il prefetto, che abitava nella zona bella e ricca, si consultò col sindaco, anch'egli che viveva nello sfarzo, ed ebbero compassione di questo povero ladro sfortunato che non aveva fatto male a nessuno, ma voleva solo mangiare qualcosa. Entrambi sentivano su di sè il senso di colpa di quelli che stanno bene e non hanno problemi troppo gravi nella vita. Lasciarono libero il ladro scusandosi per la sua situazione di povertà, e gli diedero anche un lavoro. Era un lavoro pagato dal comune, che altre persone di buona volontà volevano prendere, ma che fu loro sottratto per darlo al ladro sfortunato.
Quando tornò a casa, egli raccontò a tutti la sua storia: "Sono stato nel quartiere centrale, dove la gente sta bene, e ho cercato di rubare. Mi hanno preso, e invece di condannarmi, mi hanno lasciato libero e mi hanno anche dato un lavoro. Ora non avrò più bisogno di rubare, sono a posto" disse.
Quasi tutti gli uomini del quartiere lo lodarono e decisero di fare lo stesso. Trenta di essi si misero a scassinare e rubare nelle case del centro la sera stessa. Molti riuscirono a farla franca, altri furono beccati dalla polizia. "Siamo poveri, abbiamo fame" dissero, anche se in realtà molti di loro non stavano male - avevano un piccolo lavoro, ma volevano più soldi, più cibo, più vestiti, case più belle. In realtà, questi non erano veramente poveri, ma solo opportunisti. I veri poveri del quartiere popolare non avevano neanche la forza di uscire di casa, tanto meno di guidare macchine e riempirle di refurtiva.
Il prefetto e il sindaco decisero di ammonirli e di lasciarli tutti andare. Questi tornarono a casa ridendo, e decisero di ripartire con i furti la notte successiva.
Nel frattempo, la gente della classe media stava cominciando a preoccuparsi molto. Le loro case venivano prese di mira e derubate, le loro donne venivano borseggiate nelle strade, le loro macchine scassinate e portate via. Il sindaco e il prefetto erano molto sorpresi, perché nulla di tutto ciò avveniva nel loro quartiere benestante, e si dissero che queste preoccupazioni della classe media erano esagerate. Invitarono tutti alla calma, al perdono, all'affetto e all'aiuto reciproco. Quelli della classe media tornarono a casa con l'amaro i bocca, ma non si ribellarono. La notte stessa, tuttavia, un'ondata di altre rapine attraversò il quartiere del centro. Alcune persone che erano in casa quando i ladri arrivarono furono anche percosse e lasciate mezze morte. La polizia non venne nemmeno a guardare, tanto sapeva che il sindaco e il prefetto non avrebbero autorizzato l'uso della forza per prevenire i crimini. Alcuni della classe media decisero di vendere a sconto le proprie case per andarsene in altre città. Altri decisero di fare ronde notturne, e furono etichettati come violenti estremisti. Quando colsero dei ladri in flagrante, la polizia arrestò loro invece dei ladri, perché non erano autorizzati a trattenere qualcuno contro la loro volontà. Un tale grido di oltraggio sorse dalla classe media che sindaco e prefetto furono deposti, e al loro posto venne eletto un altro sindaco che usò il pugno di ferro contro la criminalità. Nessuno più dal quartiere popolare osò andare a rubare in centro. Anche quelli che erano veramente poveri e non avrebbero rubato niente, venivano ora guardati con sospetto per colpa di tutti quelli che avevano abusato la gentilezza dei ricchi sprovveduti.