mercoledì 1 luglio 2009

Lettera a S.E. il Cardinal Martini

Eminenza, si parla spesso di una Chiesa rinnovata, una Chiesa al passo coi tempi che affronta con coraggio le sfide della modernità. Anche Sua Eminenza è spesso annoverato tra le voci più importanti e autorevoli che propongono tale visione. La mia domanda è la seguente: quanto può la Chiesa cambiare e rinnovarsi, traendo profitto per le anime, senza per questo necessariamente "inseguire" i tempi? Mi sembra infatti che certe aperture della Chiesa abbiano il sapore del compromesso, del politicamente corretto. Come se la profonda umiltà che attraversa la Chiesa si fosse trasformata in debolezza, in una volontà di "smussare" le verità più importanti, inequivocabili, e soprattutto difficili da trasmettere al mondo moderno: che la Via è una sola e non ce n'è un'altra; che oltre alla misericordia divina c'è anche la Sua giustizia; che il dialogo con le altre religioni è fondamentale, ma ancora più importante è non confermare tali religioni nell'errore, poiché nell'errore esse sono. Perché i compromessi sono possibili in questo mondo, ma nel mondo soprannaturale il grigio non esiste - ci sono solo il bianco e il nero, nella loro purezza.
Sua Eminenza non riscontra come me che nella Chiesa moderna tale problema esista - almeno come forte percezione? E non sarebbe terribilmente grave che la Chiesa si lasciasse scivolare in un errore del genere?

lunedì 29 giugno 2009

Libertà, libertà!

Mi viene spesso da pensare a questa sete di libertà che attraversa l'Occidente, al punto che le persone si definiscono liberali, liberal, liberisti, libertari. Si costituiscono anche in partiti detti "della libertà". Questo perché insita nell'uomo occidentale è l'idea che la vita sia confinata in stretti vincoli, soggetta ad autorità oppressive, per cui la libertà sia l'unica vera battaglia ideale che ci rimane per emanciparci, per raggiungere vere felicità, per realizzarci come uomini.
E' curioso che le nuove libertà perseguite dall'Occidente non siano per la prima volta immediatamente comprensibili a tutti i cittadini, non siano libertà "di larghe vedute". Libertà di parola, di associazione, di stampa sono libertà universalmente riconosciute, negate solo in regimi totalitari dove minoranze aggressive effettivamente opprimono i sentimenti del popolo, e lo fanno coscientemente per tutelare degli interessi di parte. Le libertà che oggi cerchiamo di raggiungere, invece, non sono limitate da oppressioni totalitarie o da gruppi di interessi privati. Aborto, eutanasia, adozioni gay, droga, divorzio ecclesiastico, eccetera eccetera. Sono libertà che lasciano perplessa una gran parte dei cittadini, i quali si trovano spesso contrari, e non a causa di lavaggi del cervello fatti da regimi oppressivi e dittatoriali. Sono libertà che molte coscienze ritengono licenziosità, perversione, scandalo, obbrobbrio. Sono libertà che non possono fregiarsi dell'universalità che è palesemente manifesta negli altri esempi - come nella libertà di parola o di associazione.
Mentre alcune libertà sono un diritto naturale, altre libertà hanno invece il sapore della seduzione. Libertà è sempre libertà "di fare", fare qualcosa in più, qualcosa che al momento non è nella gamma delle nostre possibilità. Libertà è quindi potere, possibilità, potenzialità. La sete di libertà che attraversa l'Occidente è soltanto il travestimento di una sconfinata sete di potere che è stata piantata e viene quotidianamente annaffiata nel cuore degli uomini.
Ancora di più dovrebbe far riflettere come il desiderio inestinguibile di libertà sia così accorato proprio nei paesi dove la libertà già abbonda, e non dove le libertà sono represse. A Teheran dove scorre il sangue sono altre le voci che vengono levate.