martedì 3 dicembre 2013

A proposito del corpo

Il corpo è centro di così tante attenzioni: l’esercizio fisico per stare in forma, la dieta, la cura della pelle, i ritocchi per diventare più belli. Esso è anche il principale strumento di piacere sensuale, in tutte le forme: piacere del cibo, del vino, del fumo, della carne. È soprattutto il veicolo con cui operiamo: le mani con cui possiamo fare il bene o il male, i piedi che ci portano alle occasioni di bene o di peccato, la bocca che esprime le cose buone o cattive che sorgono dal cuore, gli occhi che vedono la realtà in una prospettiva di luce o di ombra. E il tutto è governato dalla nostra libera volontà di fare ciò che vogliamo di questo strumento, il corpo, che non è nostro, ma di cui possiamo disporre liberamente. Non è nostro perché, pur potendo prenderci cura di esso, è stato creato da altri – i nostri genitori – e da loro affidato a noi. Loro stessi hanno ricevuto in dono il proprio corpo da padri e madri, in un’eredità che va indietro nel tempo fino al primo uomo e alla prima donna. Il corpo non è nostro perché non abbiamo alcun vero controllo su di esso, e ci può essere tolto in qualsiasi momento. Cosa più importante, noi non siamo il nostro corpo – e con ciò intendo dire che la nostra essenza, il nostro essere vero, eterno, pensante, spirituale; la nostra anima creata ad immagine spirituale di Dio, essa abita il corpo, così come noi abitiamo una casa, ma non è essa il corpo stesso. Meglio ancora, il corpo è come un’automobile guidata dalla nostra volontà, che è il guidatore. L’anima, cosa troppo pura e santa per stare a contatto con questo mondo profanato da tanto male, ha bisogno di un guscio che la protegga finché non possa tornare in cielo; e quel guscio è il corpo.
E più che una casa, il corpo è un tempio – il tempio del nostro spirito, perché lo spirito è cosa divina. Uno spirito che spesso prostriamo nel fango di tanti mali, tanti desideri, tante passioni umane, e che a quel punto di divino ha ben poco. Può Dio stare in un tempio dove albergano avidità, orgoglio, lussuria? Se ne terrà bene alla larga.
E parliamo un po’ di un tema scomodo, che sono i desideri della carne e l’uso che si fa del corpo in questo ambito. Infatti letteralmente dovunque nei media e nella vita pubblica il corpo fisico è divinizzato, e l’uso sensuale di esso è non solo accettato, ma completamente liberalizzato e sottratto ad ogni sfera morale o di giudizio. Ognuno si può congiungere con chi vuole, come quando e quanto vuole, che si tratti di molte persone diverse, a prescindere dal sesso del partner o dei partner, al di là di vincoli matrimoniali esistenti, eccetera. E non è praticamente accettabile che qualcuno possa avere un’idea diversa da quella della totale libertà sessuale.
La verità cristiana è la seguente: che il rapporto d’amore tra due persone è casto, dono divino finalizzato alla procreazione di una santa discendenza di nuovi figli di Dio. Anche l’amore tra lo sposo e la sposa deve essere casto, non porta nel suo occhio la lussuria della carne che spinge uomo e donna a ricercare sempre più eccitanti sensazioni, talora al di fuori del matrimonio e a volte anche al di fuori di un rapporto naturale. Una condotta sessuale ordinata non è solo garanzia di maggiore felicità nella vita, ma è anche un dovere e una responsabilità. Dovere verso di Dio, di fare del corpo un vero tempio in cui non alberghino desideri sensuali comuni alle bestie; dovere verso se stessi, perché siamo molto di più che carne gettata qua e là, carne che comunque perisce e di cui dovremo rendere conto; e dovere verso i nostri cari, che hanno partecipato al lavoro creativo di Dio dandoci la vita e sognando per noi un futuro luminoso, e che una condotta sessuale disordinata o comportamenti irresponsabili (guida pericolosa, assunzione di alcool o stupefacenti, eccetera) mettono in serio rischio. Infatti se il corpo si ammala, si ferisce, si indebolisce o muore perché non ne abbiamo cura, ad esserne colpiti non siamo solo noi, ma anche i nostri cari – ed essere irresponsabili nei nostri comportamenti è egoismo nei loro confronti. Il nostro corpo è anche il corpo dei nostri genitori e dei nostri antenati, la loro stessa carne, e qualunque cosa facciamo di esso la stiamo facendo anche a loro e con loro.
Tutte queste cose sono incomprensibili a coloro il cui occhio è solo volto verso il basso, verso la terra. Chi guarda la terra si incatena al fango e ad esso appartiene. Bisogna essere più ambiziosi e guardare in alto, al cielo, e abbandonare i pesi e le catene del senso che ci legano con tanti inganni. È solo in tale ottica che lo spirito diventa forte, diventa luminoso, e che il corpo si svuota per ospitare lo spirito di Dio con le sue luci e le sue verità. Saremo sempre tentati, finché il leone ruggente che vuole la nostra rovina ci girerà attorno in questo mondo. Avremo sempre desideri, passioni e tentazioni. Cedere ad esse non è naturale o inevitabile, è debolezza; è scegliere la strada in discesa, la porta ampia e spaziosa che conduce alla rovina. Non illudiamoci di essere fatti in un certo modo, e di non poter cambiare. È un pensiero folle e pericoloso. Noi siamo diamanti grezzi, e sta alla nostra volontà fare di noi una gemma pulita, ordinata, luminosa; un fiore che sta nelle mani degli angeli, e il cui profumo è gloria in eterno. Siamo su questa terra apposta per cambiare e diventare perfetti, come Dio è perfetto.