giovedì 26 settembre 2013

Paura

Riflettevo su come siamo condizionati dalla paura, e come evitiamo di fare certe cose, o ne facciamo altre, proprio perché abbiamo paura. Paura di quello che può accadere in futuro, paura di quello che ci può capitare personalmente, paura di quello che possiamo scoprire.
Quante volte magari incontriamo qualcuno – un amico, un familiare, un collega, un cliente – e abbiamo qualcosa sullo stomaco che vorremmo discutere, ma non lo facciamo. Perché non vogliamo turbare un equilibrio, per timidezza, per vergogna, per paura delle ripercussioni. Può ben darsi che le radici di queste paure siano così profonde che non prendiamo nemmeno una decisione consapevole: semplicemente, evitare la strada difficile diventa un nostro modo di fare, una pratica consolidata dal tempo. E continuiamo a stare male, a soffrire la nostra paura, pensando che ciò sia normale e inevitabile.
Quante volte abbiamo paura che qualcuno ci parli male alle spalle; che qualcuno a cui vogliamo bene ci ferisca, ci abbandoni o ci tradisca. E ci sono paure ancora più terribili perché attaccano la nostra vita: paura di ammalarsi, paura di essere aggrediti, paura di annegare, di volare, di fare incidenti. Paura che queste cose possano colpire i nostri cari. Sono cose che ci possono del tutto paralizzare, hanno anche il potere di farci stare male fisicamente. Tante di queste paure sono frutto dell’ignoto. Noi non conosciamo la verità, non sappiamo cosa può accadere, e questa assenza di certezza ci può destabilizzare.
Ma esiste un mondo di pace vera, di serenità dello spirito, di tranquillità al di là delle difficoltà che si presentano.
Quali sono le conseguenze della paura? Dolore, incertezza, timore, angoscia. E ancora peggio, ci precludiamo infinite opportunità, blocchiamo il nostro potenziale di crescita, e allontaniamo da noi gli altri. Opportunità che ci precludiamo: quella di conoscere la verità; quella di volare, nuotare o guidare un’auto; quella di fare chiarezza e condividere il nostro pensiero. In che senso blocchiamo il nostro potenziale di crescita? Nel senso che se non chiediamo, non sapremo, e non ci sarà dato. Se siamo chiusi in noi, nelle nostre paure, come potremo costruire qualcosa con gli altri? Come potremo imparare, migliorarci, e soprattutto superare le nostre paure – vero miglioramento che dovremmo perseguire ogni giorno?
Così allontaniamo gli altri: non essendo onesti con loro, non condividendo i nostri problemi e i nostri pensieri. Dubitando, sospettando, temendo che essi non ci capiscano o possano agire contro di noi – anche se non lo sappiamo: tutte queste cose creano barriere invisibili ma reali, e ci separano da chi ci sta intorno. E oltretutto ci fanno soffrire.
Non ci sono tante soluzioni contro la paura, ma una delle migliori è l’uso della ragione. Semplicemente, avere paura non conviene: perché ci fa soffrire, e perché ci ostacola. Anche se è difficile, un po’ alla volta bisogna sforzarsi di superare la paura, a piccoli passi, ma costantemente. È come dare olio ai cardini di una porta: se sono inceppati, scricchiolanti, e non vogliono muoversi, goccia dopo goccia cominceranno a sbloccarsi e a funzionare bene.
Un altro modo di affrontare la paura è di metterla in prospettiva: qual è la cosa peggiore che ci può capitare? Qual è la probabilità che ciò accada? Cosa posso fare per minimizzare i danni? Domani, o tra un mese, o tra un anno, questa cosa sarà ancora importante? Ponendoci queste domande, tante volte ci rendiamo conto che stiamo dando un peso realmente eccessivo alle nostre paure.
La comunicazione è fondamentale: tante paure, tanti problemi, si dissolvono come neve al sole semplicemente parlandone. Comunicare di più è sempre meglio che comunicare di meno: è come sbloccare una tubatura intasata. Il flusso passa molto meglio.
La vera soluzione ci è data per fede, partecipando cioè alla conoscenza di qualcun’altro.
Dobbiamo ricordarci che la paura è il soffio del Nemico, e i dubbi spaventosi sono le idee che i suoi servitori suggeriscono alla nostra mente, perché il loro scopo è appunto quello di bloccarci, di farci soffrire, di farci disperare. Se riconosciamo questi segni, se ci accorgiamo della dinamica in atto, allora non c’è ragione di aver timore, perché abbiamo scelto da che parte stare – e la nostra parte è vincente. Siamo entrati in una prova, e dobbiamo affrontarla con la convizione della vittoria finale.
Ricordiamoci inoltre che nulla accade in questo mondo a meno che Dio non lo permetta. Nulla. Pertanto le prove che incontriamo sulla nostra via, per quanto ardue possano essere, non sono mai al di sopra delle nostre forze, e non c’è bisogno di turbarsi o disperare.
Una delle principali ragioni per cui abbiamo paura, è che la nostra concezione della vita è pagana, e cioé è incentrata completamente su questo mondo. La salute del corpo, la ricchezza di denaro, il potere, l’abbondanza delle gioie e dei piaceri: questi sono i nostri desideri, e la paura di perdere queste cose ci getta nel terrore. Il Nemico crea in noi questi desideri, che in realtà sono vere catene dello spirito, per condurci in vari modi alla disperazione.
Ma questa è la verità: che noi non siamo fatti per stare in questo mondo, che tutte queste cose spariscono e se ne vanno molto in fretta. Che chi pone le sue speranze e le sue energie in queste cose fuggevoli, è un folle; e che essere malati, soffrire, essere traditi, indesiderati, abbandonati, cadere in disgrazia, sono tutte cose terribili, ma anch’esse passano in fretta. L’unica cosa su cui valga la pena puntare gli occhi, è l’eternità davanti a noi; ed essa non sarà il prodotto di quanto abbiamo accumulato o goduto, ma di quanto abbiamo saputo sopportare, crescere, migliorarci, e soprattutto combattere gli assalti del Nemico. Tutti passeremo sotto la Prova – ma non è buono ed eroico accettare ciò con fiducia, rassegnazione e sorriso, piuttosto che incatenati nel buio della paura?

lunedì 23 settembre 2013

Autunno

Puntuale è arrivato l’autunno e la natura, dopo aver festeggiato l’intensità dell’estate, presto si coprirà di colori ardenti e vivaci, preparandosi al riposo che seguirà. Meravigliosa stagione in cui il tempo si fa più fresco, la mente più indulge alla riflessione, e il lavoro umano riprende con ritmi regolari.
Penso che la vita non sia poi diversa dalle stagioni, e gli stati d’animo si susseguano nei cicli delle fatiche e delle distensioni, dei caldi e dei freddi, delle gioie e dei dolori. Delle attività, e delle pause. Ogni giorno, ogni settimana, sono un po’ come un anno. Ci svegliamo pronti a fare il nostro dovere; lavoriamo e fatichiamo; traiamo il gradevole frutto del nostro lavoro; ci riposiamo.
Il lunedì è un giorno di fatica fisica e mentale per la ripresa del lavoro; dopo il mercoledì, la settimana lavorativa è tutta in discesa; venerdì sera è momento di grande allegria, e il fine settimana è il momento del riposo.
L’autunno è la terza fase, il momento di raccogliere i frutti e di godere del lavoro fatto prima che giunga il riposo dell’inverno. Siamo grati per questo dono, e apprezziamo la bellezza dell’autunno. Ricordiamoci degli autunni del passato, di quando eravamo bambini: quanto stupore e meraviglia alle foglie che si tingon di rosso, ai profumi diversi nell’aria; e degli autunni che non abbiamo mai visto, ma che c’erano prima di noi, vissuti e amati dai nostri genitori, nonni e chi prima di loro; e degli autunni che forse non vedremo, ma che saranno sempre puntuali a scandire l’armoniosa bellezza del mondo e delle stagioni nel futuro che mai si ferma.
Usiamo l’autunno come un’occasione per la nostra eterna e continua rinascita, perché le gocce del tempo continuano a scendere su di noi, in un umile tentativo di dare acqua e nutrimento al nostro spirito.