mercoledì 5 agosto 2009

Bene e Male

Mi sono imbattuto in una definizione curiosa di ciò che è bene e ciò che è male. Una definizione che vuole essere scientifica, e desidera rispondere alle grandi domande “chi siamo, dove veniamo e dove andiamo”.
Basandosi sulla fisica teorica, possiamo prendere il Big Bang come punto d’inizio di un immenso processo di dispersione, evoluzione, aggregazione della materia, secondo ciò che i fisici chiamano “complessità crescente”. Atomi, molecole, cellule, esseri viventi, organizzazioni. Il concetto di complessità crescente è palese agli occhi di tutti noi che viviamo nel XXI secolo: mai il nostro modo di vita si è “sofisticato” così notevolmente e in così breve tempo.
Secondo questa visione, promossa da Gregory David Roberts nel suo libro Shantaram, l’universo sarebbe avviato verso l’Ultima Complessità, la complessità totale, ovvero il divino (“l’essere supremo”). E la conclusione è la seguente: ciò che spinge e facilita questo processo è bene, ciò che lo rallenta o lo ostacola è male. Secondo questo modo di intendere l’universo, il naturale principio evoluzionistico che investe la materia e gli esseri viventi sarebbe in sé buono, oltre che inarrestabile e ultimamente teso al raggiungimento del divino.
Per quanto tale visione possa essere interessante ed originale, mi trova completamente in disaccordo.
La legge che governa il mondo è sempre la legge della sopravvivenza, della forza, una legge che spinge ed invita a scegliere la via più facile, e che guarda esclusivamente al sé dell’individuo. Il Cristianesimo ci “salva” dal mondo, perché ci sottrae alla logica e alla legge del mondo. Non cerchiamo più la supremazia, non inseguiamo i desideri naturali del mondo, ma ci sacrifichiamo per gli altri, rinunciando a noi stessi. In questo senso la fede cristiana è una forza contraria all’entropia di questo mondo, è la forza conservatrice ed ordinatrice per eccellenza.
Se il Big Bang ha rappresentato una dispersione, un’uscita dall’unità e dall’armonia del divino (a cui possiamo pensare come la fuga degli angeli ribelli), piuttosto che cercare la dispersione totale, o la complessità totale, il cristiano cerca il ritorno alla sorgente, all’armonia, all’unità – e in questo senso si impegna contro il caos e la legge entropica del mondo.