martedì 17 marzo 2009

Futurando

Prevedere il futuro è cosa impossibile agli uomini, lo dimostra l'andamento dei listini di borsa. Il futuro però non esiste: è qualcosa che prende esistenza soltanto nel presente. Si può pensare al futuro come a un sogno, ad una possibilità - a qualcosa a cui avvicinarsi, che ha più o meno probabilità di "divenire", di essere, al momento in cui si traduce nel presente.
Il futuro cioè non "è" mai; si può solo pensare, sognare. E nel limite delle proprie possibilità, cioè della volontà e delle energie che possiamo spendere, si può anche costruire.
Ancora meglio, il futuro si può desiderare - cosa tra l'altro più facile che non mettersi a costruirlo. E liberandoci per un attimo dal fardello di costruire il futuro, soffermiamoci a pensare a che futuro desideriamo per il nostro paese.
Tra le infinite possibilità e alternative, dove crediamo che sarà l'Italia a 20, 30 anni da oggi? Sarà economicamente solida, o sarà già diventata insolvente sul suo debito? Sarà culturalmente e socialmente omogenea, o ci saranno ancora più divisioni? In che lingua parleranno i nostri nipoti? In che cosa crederanno? Potranno fare le stesse esperienze che facciamo oggi, o di migliori?
Alcuni scenari sono forse prevedibili, e certe domande di facile risposta. Ma l'importante non è azzeccare la risposta. L'importante è chiedersi quale vogliamo che sia, quella risposta. E cercare di fare il possibile, nel limite delle nostre possibilità, perché il futuro si avvicini al nostro desiderio.

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