domenica 29 marzo 2009

Politicamente scorretto

Il vivere civile moderno, nella sua nuova asettica religione, ha posto come protocollo di comportamento il “politicamente corretto”. Coerentemente con un’impostazione piatta, livellatrice, ogni angolo del comportamento, delle parole, ma anche dei fatti, va smussato, addolcito; e riportato in un modo che non susciti alcun tipo di reazione eccessiva. L’indignazione verso certi orientamenti progressisti, l’esasperazione di alcune fasce della popolazione “scontente”, poiché non si piegano al protocollo del politicamente corretto, vengono automaticamente bollate come ignoranza - a cui direttamente consegue l’intolleranza.
In realtà, nulla di male c’è nel politicamente corretto, ma solo quando rimane confinato alle chiacchiere da salotto. Quando sul tavolo ci sono questioni da risolvere, come si fa ad affrontare un problema se si fa finta che il problema non esista?
Ma soprattutto i politici dovrebbero smetterla di trattare i cittadini come se questi fossero stupidi. L’ipocrisia non è un’arma che la politica possa usare per proteggere il popolo da verità e situazioni scomode. Possiamo continuare a dirci che le cose non vanno benissimo, ma che stiamo facendo il possibile perché migliorino. Non stiamo mentendo. Ma ci rendiamo conto di quanto invece non vadano bene, e di che tipo di sforzo sarà richiesto ai cittadini prima che la situazione sia raddrizzata – se raddrizzabile?

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