domenica 5 aprile 2009

Il giardino degli uomini


L’uomo non è diverso dalle piante che crescono sulla terra: alcune sono semplici fiori, fili d’erba, cespugli; altre salgono verso il cielo e sono alte, sempreverdi, oppure portano frutto. Alcune sono basse e modeste, ma armoniche, piene di colori. Altre sono solenni e maestose, silenziose, torreggiano su tutte le altre. Altre ancora sono invece sgraziate, spoglie, storte, senza frutto. Nonostante il padrone abbia dissodato la terra, le abbia innaffiate, le abbia lasciate al sole, queste non hanno restituito nulla.
Allora il padrone della terra camminerà nel suo giardino, si siederà all’ombra delle piante alte e dritte, e se ne compiacerà. “Più di tutte le altre, queste piante hanno desiderio del cielo”, dirà. Accarezzerà i fiori della terra, loderà gli arbusti e i loro profumi. I frutti portati dalle piante lo sazieranno, e le benedirà.
Ma la pianta storta, quella che non porta frutto, quella con le spine; che ne sarà di essa? “Ho lavorato per anni affinché prosperasse” dirà, “e invece è rimasta inerte, inutile, un obbrobrio alla vista. La estirperò, la taglierò e la brucerò, affinché i suoi semi non nascano più, e al suo posto pianterò i germogli della pianta che porta molto frutto”.
Nell’ultimo giorno “i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno un’arpa e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi”. Le preghiere dei santi sono profumo, cosa gradita alla Potenza.
Una santa descrisse così la felicità dei santi in paradiso: è pienezza. Ci sono tanti bicchieri, alcuni piccoli, altri grandi, altri grandissimi; ma sono tutti pieni. Così sono i santi, alcuni più grandi, altri meno, ma tutti colmi della grazia di Dio.

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