lunedì 23 marzo 2009

Questioni di identità

A noi piace molto l'identità. L'identità è come un quadro: un'insieme di tratti, di colori, di movimenti, che messi insieme formano un qualcosa di finito, di armonico. Questa è la nostra identità. E' come un castello: fatto di tanti mattoni, i quali delimitano tante stanze; e l'insieme delle stanze definisce la struttura del castello, nei cui spazi è organizzata la vita.
L'identità è quindi un insieme di elementi coerenti, dalla cui unione dipende un'unico armonico, bello, vitale. E' come un quadro, ma un quadro vivo: non si ferma al suo essere, non è una sfera perfettamente immobile; è un'opera viva e in movimento. Noi ci relazioniamo con l'esterno, con altre identità, con altri sistemi, e da questa relazione assorbiamo nuovi elementi e rielaboriamo i vecchi. E' come un quadro che non è mai completo: anche se i tratti e la base rimangono saldi, nuovi dettagli continuano a venire aggiunti dal pittore, finendo per arricchire l'insieme.
L'identità ha bisogno dei suoi tratti differenti, perché solo dalla loro unione può realizzarsi lo scopo dell'identità stessa, cioè il raggiungimento dell'equilibrio, della perfezione, dell'armonia. Armonia che necessariamente è crescita, espansione totale, unione di tutte le cose; finché tutte le identità si fondano in un solo grande dipinto, e tutti siano parte integrante e volontaria dello stesso disegno.
Qualcuno sottolinea il fatto che l'identità sia un concetto negativo, inteso come qualcosa che "non è" qualcosa d'altro. Qualcosa che cioè si distingue ed è separato dal resto dell'ambiente. E' la definizione di un'insieme, che esclude automaticamente tutto ciò che di quell'insieme non fa parte.
Applicata in politica, quindi, l'identità è qualcosa che assume un significato sospetto. In particolare quando l'identità è forte, chiara, solida: un'identità ricca, che ha molte cose da offrire, e - proprio in virtù della sua ricchezza - ha meno necessità o è meno propensa a raccogliere nuovi elementi dall'esterno, ma anzi è un'identità in espansione. E questa è la natura dell'identità tradizionale: troppo forte, troppo ricca, troppo vasto è il suo bagaglio storico, culturale, umano. E' come un'iceberg, la cui punta è infinitesima rispetto a quanto è sommerso e viene dal passato.
L'Occidente predica il livellamento dell'identità, per costruire un unico grande quadro grigio; un quadro in cui tutti siano armonicamente legati in virtù del loro essere privi di alcuna identità. Anche questo è un quadro. Difficilmente tuttavia può resistere alle identità forti che crescono nell'Oriente, e che alla staticità del nulla contrappongono la missione storica dei loro tratti costitutivi. Per questo il futuro dell'Occidente si può costruire solo riscoprendo la sua Tradizione, l'unica che possa dare un senso alla sua esistenza e un progetto per il nuovo millennio.

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