martedì 8 gennaio 2013

Reality check

Riflettendo sulla situazione economica del nostro Paese e di tanti altri paesi occidentali, mi è venuta voglia di fare un’analisi di coscienza su dove si sta avviando il nostro sistema, e paragonarlo a ciò che era il passato e che forse sarà il futuro. Mi spiego.
Siamo parte di un sistema completamente afflitto dal debito, e strozzato da tasse che impediscono i consumi e soffocano la crescita. Siamo parte inoltre di un sistema che garantisce legalmente diritti quali lavoro, sanità, educazione, assistenze varie. A nessuno importa che lo Stato abbia o meno le risorse per garantire questi diritti; l’importante è che essi ci siano, e sono dati talmente per assodati che è impensabile che essi vengano meno in futuro.
La realtà è che per la maggior parte dei secoli passati tali diritti non sono mai esistiti, e in molti paesi in via di sviluppo essi sono miraggi in cui pochi sperano. Essi sono il giusto premio per un buon governo che bene amministra le risorse di un popolo operoso. Non sono cosa dovuta in un paese male gestito in cui gli stessi cittadini troppe volte vedono il lavoro come una sventura, o cercano di approfittarsi del sistema.
La brutta sveglia che aspetta l’Occidente è questa: prima o poi ci accorgeremo che le pensioni non si potranno più pagare; che la sanità crea un buco incolmabile; che il lavoro deve essere completamente liberalizzato per consentire flessibilità anche nelle mansioni più umili; che ognuno si dovrà arrangiare come potrà, dovrà lavorare per tutta la vita, dovrà dipendere molto più dai propri parenti (genitori, figli, cugini). La povertà e la delinquenza aumenteranno. La famiglia riacquisterà un ruolo fondamentale nel senso di aiutarsi a vicenda tra fratelli e tra diverse generazioni, e non solo in senso economico. Ci si accorgerà che possiamo e dobbiamo fare a meno di tante cose che abbiamo. Ci aspettano anni di vacche magre, cosa che vediamo sorprendentemente riflessa sempre più anche nelle evoluzioni alimentari (ricerca di cibi magri, moderazione nella quantità di cibo, coscienza dell’impatto di ciò che si mangia e beve sulla salute di lungo termine). Tutto ci sta dicendo che dobbiamo tornare ad una vita morigerata, sia in campo economico che in campo sociale e morale.
Sarà dura, specie per i più poveri. I recenti anni di benessere hanno nascosto che la dura vita è la realtà o quantomeno la costante del mondo, mentre il benessere è l’eccezione. Sarà una doccia terribilmente fredda, e una realizzazione pesante per molti, specialmente perché siamo stati istupiditi da decenni di propaganda intellettuale a sostegno del progresso perenne.
C’è una nebbia di buonismo fuori dalla realtà che coccola l’uomo moderno, la stessa nebbia che ci vuole tutti nella bambagia, ci adula tutti come bravi e buoni, ci dice che la sappiamo lunga e ci meritiamo ogni cosa, e che ci fa sentire dei falliti se non riusciamo a possedere tutto ciò che “ci spetta”. È una nebbia sottile e venefica, da cui possiamo liberarci solo con grandi sacrifici.

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