giovedì 3 gennaio 2013

Proselitismo

Dopo l’ottima annata del 2012 (ottima per me, non tanto per il blog visto che è fermo da più di un anno) ci si rimette a scrivere con tanti buoni propositi. Nella quiete che precede la tempesta lavorativa di gennaio, sono stato colpito da un’intuizione che profuma di politicamente scorretto, e mi affretto con piacere a condividerla. Parliamo di proselitismo.
Viviamo in una società in cui galleggiano tanti assiomi di pensiero, tante premesse non dette, spesso in un miscuglio contrastante; e tuttavia esse governano spesso i comportamenti e il modo di pensare della gente. Mi riferisco per esempio al fatto che tutti abbiano i medesimi diritti; che tutti abbiano libertà di pensiero e di parola; che i diritti dell’uomo siano assoluti e vadano salvaguardati ad ogni costo; che lo Stato debba regolare ciò che è terreno e materiale, e che non si occupi del soprannaturale. Questi sono principi chiari ed espliciti, del tutto condivisibili. Ciò che è meno chiaro sono le estensioni di questi principi, e cioè come essi vengono interpretati, declinati e spesso strumentalizzati da una serie di persone: politici, giornalisti e intellettuali in primis.
Mi spiego: il fatto che tutti abbiano i medesimi diritti viene spesso sovrapposto o scambiato col fatto che tutti siano “uguali”. La cosa in sè ovviamente non ha alcun senso: siamo tutti per grazia del cielo estremamente diversi. Nasciamo diversi, abbiamo esperienze diverse, abbiamo gusti diversi, lavori diversi, eccetera eccetera. L’essere uguali è solo nei diritti e davanti alla legge: è una minuscola parte della nostra vita e di quello che siamo. Trascuro il fatto che anche essere uguali davanti alla legge spesso è un’estremizzazione o un utopia, infatti nella realtà anche davanti alla legge alcuni sono più uguali di altri; ma assumiamo per il momento che l’idea coincida con la realtà. L’idea di uguaglianza davanti alla legge viene tuttavia spesso fatta coincidere con uguaglianza economica, e cioè con l’idea che nessuno possa essere più benestante di me, o che sia lecito togliere ai ricchi per dare ai poveri. Un’idea che polarizza la società in classi divise ed in contrasto l’una con l’altra.
Il secondo esempio, quello secondo cui ognuno ha il diritto di pensare e credere a quello che vuole, spesso viene subdolamente esteso nel senso che ognuno non solo può pensare quello che vuole, ma ha anche “ragione”: il suo pensiero è cioè corretto, e valido tanto quanto quello di chi pensa l’esatto opposto. Questa estensione del diritto di opinione nasconde un triste assioma non detto, e cioè che la verità intesa come fatto, come cosa reale e conoscibile, non esista. Non c’è più giusto né sbagliato, ci sono soltanto opinioni contrastanti, ma egualmente corrette e meritevoli di pari considerazione.
Il fatto che l’unica legge sia quella dello Stato, e che tale legge si applichi alle cose materiali, sostiene l’idea implicita che il soprannaturale non esista, o che comunque non debba riguardare l’uomo e la società. Che soprattutto il soprannaturale debba essere relegato nella sfera “privata”, quasi che l’individuo interessato del soprannaturale debba chiudersi in casa e nascondersi quando si eserciti nelle arcane pratiche; e che un’attività organizzata, collettiva o “pubblica” nell’esercizio di una fede sia qualcosa di violento, aggressivo, nocivo per il bene degli altri e della società. Il principio secondo cui i diritti umani sopracitati siano assoluti e imprescindibili, viene spesso esteso nel senso che non solo il diritto in sè è inalienabile (per esempio il diritto di opinione), ma che assoluta sia anche la specifica opinione. Se cioè qualcuno crede che il 29 febbraio nascano degli unicorni blu, non soltanto costui ha il diritto di crederlo, ma è inaccettabile che qualcuno dica ciò falso e soprattutto cerchi appassionatamente di fargli cambiare idea.
Agire sulle idee degli altri, cercare di influenzare il comportamento o il pensiero altrui, discutere e battersi per la diffusione attiva di un pensiero è guardato con molto sospetto. Sospetto perché nessuno nel ventunesimo secolo è portatore di verità; perché voler cambiare le idee altrui suona come controllo mediatico, lavaggio del cervello, desiderio di potere e di controllo, nel senso che se vuoi far prevalere le tue idee certo è a tuo beneficio e quasi certamente a svantaggio altrui. La sfiducia nel prossimo e nelle intenzioni del prossimo è oggi pressoché totale.
Questo modo di intendere i diritti sottintende un modo di intendere la società completamente schizofrenico. Il proselitismo delle idee nella società, così come la competizione nell’ambito del mercato, è proprio ciò che consente di smovere le acque e di rendere una società dinamica. Proselitismo nel senso di portare avanti idee, visioni del mondo, opinioni politiche, e ovviamente anche principi religiosi. Proselitismo vuol dire parlare, far conoscere, e dichiarare pubblicamente qualcosa come valido e corretto. Il proselitismo è il primo passo nella discussione tra individui, che porta al confronto e che certamente porta ad una maggiore riflessione e forse avvicina alla verità.
Molti vedono negativamente il proselitismo perché lo associano all’imposizione di idee, ma è del tutto ridicolo pensare che le idee possano essere imposte. Vorrei sfidare chiunque a provare a impormi un’idea che non voglio condividere. Se metto un’antenna satellitare sul balcone sto imponendo una bruttura a chi guarda nella mia direzione; se pianto una pala eolica nel terreno sto imponendo un’altra bruttura al prossimo e sto deturpando il paesaggio. È tuttavia molto più facile fare questo che imporre un’idea – per definizione, le idee non possono essere imposte, ma solo fatte conoscere. Sta alla volontà del singolo accettarle o rifiutarle. Come la competizione spinge al miglioramento del servizio, all’innovazione, alla ricerca degli standard migliori, così il proselitismo – cosa assolutamente salvaguardata dai diritti fondamentali dell’uomo, ma subdolamente negata da certe loro interpretazioni – rappresenta una spinta.
E più ci penso più mi convinco che tutto ciò che va nel senso dell’energia, dell’ottimismo, nel risvegliare ciò che è fermo e letargico, tutto ciò che è teso al movimento e al miglioramento tende ad essere cosa buona.

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