giovedì 7 maggio 2009

Superlativa normalità

Il mondo è bello perché è vario, ed è molto vario, e portandoci tutti gli uni più vicini agli altri sembra ancora più vario. A un punto che ci si chiede che cosa sia normale e cosa non lo sia più.
Non è facile definire la normalità tra gli uomini; anzi la parola comincia a suonarci noiosa, sinonimo di monotonia. Come un film che si è visto troppe volte, un copione sempre uguale a se stesso. Oggi desideriamo cose sempre diverse, soprattutto desideriamo essere diversi dagli altri e fare cose diverse. Come mai la normalità è diventata sospetta, indesiderabile? Cos'è la normalità?
La normalità è nascere e morire; lavorare, fare una famiglia, crescere dei figli. E' vivere una vita dignitosa, sopportando le difficoltà della vita senza essere noi stessi causa volontaria di strappi, rovesciamenti, ricerca di illusioni. E' una famiglia che non si separa e non litiga, è una casa ordinata, è un lavoro onesto. E' una rinuncia a se stessi per mettere qualcun altro al primo posto, per far funzionare insieme qualcosa. E' la forza di non scendere a compromessi facili, ma preferire la porta stretta che dà su di una retta via, una felicità costruita lentamente.
Messa così non è proprio facile la normalità, anzi ha un ché di straordinario, di sfidante. Non è il dipinto della famiglia perfetta, non è uno stereotipo: è uno sforzo personale, un desiderio di qualcosa d'altro, di qualcosa in più.
Non è vero che oggi cerchiamo invece proprio l'opposto? Siamo in un mondo che non valorizza il gruppo, la famiglia, ma che anzi spinge al protagonismo personale, all'accentuazione sfrenata di caratteristiche individuali (estetica, personalità, modi di fare, abilità particolari). E' importante essere qualcuno, ed essere circondato da qualcuno. Per questo a volte non ha importanza sposarsi e separarsi, abortire, abortirsi, avere esperienze sessuali di ogni tipo, concedersi dei lussi. Molte di queste scelte sono spesso causate da grossi problemi, paure, fretta, e non si può generalizzare; ma la responsabilità delle proprie scelte rimane. Ciò che manca è una consapevole prospettiva del futuro: dove sto portando la mia vita e la mia storia? Dove voglio arrivare? Traguardi ambiziosi cercasi. Invece sembra contare solo l'io e l'ora.

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