lunedì 4 maggio 2009

Costituzione


È veramente interessante leggere i testi costituzionali dei principali paesi occidentali, permette di farsi un’idea sulle forme e i cardini su cui si costituisce il gruppo. Rappresenta la sintesi della storia e dei principi su cui si è fondato ed evoluto lo stato, riflette i tempi e il passaggio dei tempi.
Ancora più interessante è leggere gli statuti del passato, o leggere le costituzioni di paesi lontani ed esotici, per farsi una vera idea della differenza tra le prospettive nazionali.
Questi testi costitutivi hanno però un fascino particolare, quasi religioso, poiché delineano una sorgente: rappresentano l’origine della legge da cui a cascata nasce l’ordine quotidiano della società.
Dell’Italia diciamo spesso che ha una costituzione rigida e poco flessibile, ed è certamente vero; cosa che da un lato garantisce un solido appiglio ad una democrazia che fin dall’inizio si è compreso essere debole, e bisognosa di crescere; dall’altro crea un impedimento alle eventuali necessità di reagire anche a livello costitutivo al cambiamento dei tempi. Un tema su cui la costituzione è rimasta saggiamente flessibile è l’articolo 69: “i membri del Parlamento ricevono un'indennità stabilita dalla legge”, lasciando “alla legge” (e cioè gli stessi membri del Parlamento) la libertà di stabilirla come vogliono. In tal senso era forse più apprezzabile dagli elettori l’articolo 50 del vecchio Statuto albertino secondo cui “le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità”. Un bel cambiamento dalla monarchia alla repubblica.
Tornando all’attuale costituzione, nonostante la laicità sempre più pronunciata delle istituzioni, sorprende con piacere un articolo 4 secondo cui “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il lavoro, cioè, oltre ad essere un diritto è anche un dovere; ma un dovere a cui è associato uno scopo: quello di un progresso, una crescita, un miglioramento. Cosa ancora più sorprendente, questo miglioramento non è necessariamente solo materiale, ma anche spirituale: la costituzione riconosce una necessità di sviluppo spirituale per la società stessa - non solo per l’individuo - e la promuove come missione doverosa del lavoro.
Aspetti meno liberali sono contenuti nella sezione sui rapporti economici (che curiosamente sono riportati prima dei “rapporti politici”), in particolare l’articolo 36 che recita: “la durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”. Tutte ottime intenzioni, ma che non vanno nel segno della libera iniziativa dei cittadini. Ancora peggiore l’articolo 39, secondo cui “ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. I sindacati possono stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce”. I sindacati sono pertanto organizzazioni pressoché prive di trasparenza, senza vincoli, ma in grado di gettare vincoli sostanziali per una serie di persone.
Altra cosa difficilmente spiegabile è come si possano desiderare (e mantenere) seicentotrenta deputati e trecentoquindici senatori.

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