lunedì 11 maggio 2009

La democrazia come un pendolo

La democrazia è un sistema di governo ibrido, che si manifesta in una serie di sfumature: è come un pendolo che oscilla tra assolutismo ed anarchia. A seconda della forza o debolezza dello Stato, possiamo ipotizzare che una democrazia sia più o meno vicina ad uno di questi versanti.
Dove oscilla il pendolo del sistema Italia si può facilmente capire affrontando la tematica clandestini.
Nasce subito una grossa polemica quando si ipotizza che a certe categorie (ad esempio medici o insegnanti/presidi) sia affidato l'obbligo di denunciare eventuali clandestini. Ed è effettivamente un brutto obbligo, che tocca la coscienza degli individui: come non desiderare che cure mediche ed insegnamento siano rivolte a tutti? Non sono forse diritti costituzionali? Sono diritti che vorremmo vedere applicati particolarmente ai più deboli, ai più poveri, come coloro tra gli immigrati che non hanno nessun riconoscimento, che vivono privazioni indicibili, che spesso fuggono da luoghi di desolazione. Non sembra necessario rivoltarsi contro uno Stato che pensa in questo modo, che ci chiede di ingoiare un boccone amaro, con il pretesto di difendere alcuni supposti diritti dei cittadini italiani che già hanno la pancia piena?
Moralmente è inaccettabile. Detto questo, ci si trova in una situazione inaccettabile proprio perché lo Stato è debole a priori, è debole da tempo, e a dettare legge sono i moti di piazza più che l'attività di governo.
Infatti gli stessi servizi sono liberamente offerti agli immigrati regolari. Anzi, dovremmo essere particolarmente lieti di lavoratori stranieri che danno un contributo economico alla società e desiderano istruire se stessi o i loro figli, individui che vivono in condizioni di povertà quasi intollerabili ma che in certa misura desiderano far parte di un tessuto sociale più integrato.
La sottile differenza tra il regolare e il clandestino, tuttavia, è un crimine: e come tale il vero fallimento dello Stato è quello di non riuscire ad arginare il crimine prima che si manifesti.
Uno Stato che disciplinasse l'immigrazione prima che questa si manifesti clandestinamente, che riconoscesse il costo sociale dell'immigrazione di massa - prima di guardare ad un beneficio economico, che sembra sempre meno alto - uno Stato che non si facesse condizionare dagli slogan di piazza: questo sarebbe uno Stato forte. Uno Stato è forte non quando rimanda indietro le navi di disperati che ci arrivano dal Nord Africa (chissà quanto avremo dovuto pagare la Libia per questo scherzetto); uno Stato è forte quando le navi non partono nemmeno, perché esuli e trafficanti già sanno che in Italia non ci si arriva illegalmente, o se ci arrivi vieni beccato subito.
Qualche sforzo nella direzione giusta si sta certamente facendo, ma il passo più importante rimane quello di ristituire forza e dignità allo Stato. Una cosa che soprattutto il ministro Brunetta sembra aver compreso bene.

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