martedì 21 aprile 2009

Un tema delicato

Un po' mi sorprende quanto sia inflazionata la parola razzismo, come sia diventata versatile. Si e' trasformata in un insulto - Razzista! - usato in politica per decretare una condanna senza appello dell'avversario. Ha assunto così tante sfaccettature, angolazioni, che non può nemmeno essere soggetta a discussione e sfugge ad ogni tentativo di discorso o dialogo. Quando lo spettro del razzismo viene evocato, non esiste più ragione o possibilità di un confronto civile e politico: solo un senso di vergogna e un desiderio di penitenza che dovrebbe pervadere chi è oggetto dell'accusa.
Nel paradosso del progressismo laico, del politicamente corretto come religione, dello snobismo intellettuale lontano dalla concretezza delle cose, l'accusa di razzismo è diventata l'arma prediletta per screditare la parte avversa in qualunque situazione. E' sinonimo di intollerante, ignorante, stupido, criminale, violento, nemico dell'uguaglianza. Ha assunto così tanti significati da aver perso quasi senso, certamente il senso originario della parola.
Il razzismo nasce come "teoria della differenza delle razze" o razzismo biologico, in base al quale il sangue/DNA costituisce naturalmente una discriminazione tra gli individui (intesa come separazione, diversità). Cosa che potrà forse essere anche vera, visto che nessuno ha il medesimo patrimonio cromosomico di un altro individuo, ma che difficilmente può essere intesa come "superiorità genetica" di un popolo rispetto ad un altro, così come è stata interpretata nella storia, con le sue barbare conseguenze; e, con questo scandalo, il significato della parola razzismo si è trasformato nel generico senso dispregiativo di discriminazione.
Si usa la parola razzismo per identificare discriminazioni di tipo religioso, culturale, sessuale; quasi mai per discriminazioni razziali. E' così sciocca e stupida l'idea di discriminazione razziale che non ci crede nessuno. Ma il peso morale che la parola si trascina dietro ne fa un'arma eccezionale di attacco politico, a prescindere che abbia veramente senso usarla o meno.
Non bisogna essere parte di un elite intellettuale per condannare quello che costoro intendono come razzismo. Qualunque idea che teorizzi, giustifichi o promuova la violenza anche su di un solo individuo, è certamente malefica e va condannata. Non per questo bisogna rifiutare di toccare i temi più caldi del mondo in cui viviamo, un mondo che mette in confronto e spesso in conflitto diversi paesi, culture e religioni. Un mondo in cui gli uomini sono sostanzialmente diversi. Sono diversi fin dalla nascita, per ceto, salute fisica, statura, lingua, colore, religione, cultura. Crescendo diventano ancora più diversi, affinando idee e personalità anche diametralmente opposte. La diversità degli uomini è una fortuna, una salvezza, un'occasione. Dire che gli uomini sono tutti uguali, oltre ad essere completamente falso, sminuisce soltanto l'unicità e il valore del singolo individuo.
La diversità fa paura, ma paradossalmente fa paura a quelli che predicano l'uguaglianza a tutti i costi. Per questo chiunque si azzardi a entrare nel campo della diversità tra gli uomini, si addentra nel campo minato del loro razzismo.

Nessun commento:

Posta un commento