domenica 12 aprile 2009

Proiezioni

Manzoni parlava del vizio dell'uomo di "riferir tutto a se stesso", di usare il proprio ego come riferimento per misurare il mondo, per relazionarsi con gli altri, per giudicare. Di collocare se stessi al centro della situazione, come se tutto ciò che accade fosse in dipendenza da noi e parlasse di noi.
Ed è certamente umano e inevitabile, se non necessario, che riferiamo tutto a noi stessi, poiché le scelte che facciamo sono per lo più frutto della nostra personale esperienza. Possiamo imparare la pazienza, la saggezza, il discernimento - e sospendere il giudizio, in modo più o meno critico - resta il fatto che lo spettro di posizioni che riusciamo ad assumere, gli angoli e le diverse prospettive da cui riusciamo a vedere la realtà, dipendono dagli strumenti che ci siamo costruiti nel tempo - il nostro bagaglio.
Un altro modo con cui si può esprimere questo concetto è "chiave di lettura", di interpretazione della realtà.
Tutti hanno la propria chiave di lettura, unica e personale, anche se si può notare come esistano dei gruppi di interpretazione piuttosto omogenei. La chiave di lettura serve per farci arrivare alla comprensione di ciò che non è possibile conoscere con i sensi, ciò che non è dimostrabile scientificamente. Vorrebbe cogliere in particolare l'"anima" degli uomini, i loro pensieri, le loro intenzioni. La chiave di lettura mette insieme i movimenti, le azioni, i comportamenti degli individui, rielabora tutte queste informazioni, e da esse ci consente di dedurre quale sia il motore che spinge una particolare persona a fare quello che la vediamo fare. Un motore che non vediamo, una spinta che non conosciamo - possiamo solo cercare di avvicinarci e di capire. Spesso la chiave di lettura funziona proprio così, mettendo noi stessi dei panni degli altri; ma non nella prospettiva di "comprendere" qualcosa di esterno, appunto l'"altro", ma per riuscire a descrivere il comportamento degli altri basandoci su di noi: ciò che noi faremmo, penseremmo, intenderemmo, se ci stessimo comportando alla stessa maniera. Stiamo cioè semplicemente proiettando noi stessi sugli altri e sulla loro situazione.
Ipotizziamo di passeggiare per strada, e di vedere un povero che si toglie il cappello al passare di un potente. Per quale ragione può averlo fatto?
Può averlo fatto per una manifestanzione di sottomissione, di inferiorità, e perché le convenzioni sociali del suo tempo impongono - o costringono - a mostrare tale condizione. L'avrà fatto pertanto controvoglia, ipocritamente, perché costretto dalla sua umile situazione. Oppure l'ha fatto perché ha desiderio di ricevere favori, assistenza, protezione. L'ha fatto per motivi utilitaristici, ed il rispetto che manifesta è soltanto una forma di corrispettivo per qualcosa che si aspetta di ricevere in futuro, o che ha ricevuto in passato. Oppure l'ha fatto per pura cortesia, educazione, perché così fa al passare di chiunque altro di sua conoscenza; e si sente meglio a fare un gesto di cortesia disinteressato piuttosto che uno ipocrita.
Una di queste possibilità è vera, e non potremo mai sapere quale; possiamo solo "sceglierla". Quale sceglieremo pertanto? La risposta saà la nostra proiezione, rappresenta la nostra chiave di lettura e ci aiuta a capire meglio chi siamo noi stessi. Resta il fatto che, mentre è assai più facile accettare le prime soluzioni, quelle negative, risulta più difficile oggi credere in quella positiva; la grande categoria marxista-scientifica ha devastato l'anima dell'uomo come possibilità di avere buone intenzioni, riconducendo tutto ad un gioco causa-effetto di necessità materiale, di conflitto infinito per le risorse, di armonia sociale basata sul livellamento degli uomini allo stesso massimo (o minimo) comune denominatore.
"La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!" Come pure è stato detto, "non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo! Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore, questo rende immondo l’uomo".

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