venerdì 7 marzo 2014

La Prigione

C'era una volta un bambino, nato all'interno di una prigione. Era una prigione abbastanza grande, spaziosa, con molti detenuti di varie età, e c'era posto a sufficienza per tutti. La prigione era cinta da mura altissime e invalicabili; talmente alte e robuste che a nessuno sfiorava nemmeno il pensiero di valicarle. La prigione era tuttavia senza tetto, e dai vari cortili si poteva ammirare di giorno o di notte il cielo. Cosa ancora più curiosa, di carcerieri non c'era nemmeno l'ombra: tutti i prigionieri erano liberi di muoversi come loro pareva all'interno delle mura di cinta. Alcuni si erano ricavati delle belle sistemazioni comode che li proteggevano dalla pioggia e dal vento, altri più deboli o a volte fannulloni erano stati relegati a dormire all'aperto.
Anche i genitori di questo bambino erano nati nella prigione, si erano conosciuti anni prima nel cortile principale e avevano deciso di vivere insieme. Entrambi lavoravano diligentemente un piccolo orto che avevano ricavato presso le mura; uno spazio che a loro volta avevano ereditato dai loro genitori, i quali avevano dato anche la vita per difenderlo da avidi aggressori e trasmetterlo a loro.
Nessuno più ricordava come si fosse finiti nella prigione. Nessuno più ricordava che cosa ci fosse al di là delle mura. Nessuno pensava anzi che ci fosse alcunché: l'unico mondo conosciuto era la prigione, in essa si viveva e si moriva, si crescevano e allevavano i figli, ci si aiutava gli uni gli altri o ci si combatteva.
Il bambino crescendo ogni tanto chiedeva ai genitori cosa ci fosse al di là delle alte mura di pietra, e i genitori sorridendo lo accarezzavano e gli dicevano: "E chi lo sa? Nessuno ci è mai stato. Probabilmente non c'è niente, se no a quest'ora lo avremmo saputo".
E quindi il bambino crebbe, divenne un giovane, un adulto, si sposò ed ebbe a sua volta dei figli nella prigione. Che nessuno chiamava più prigione, bensì casa. Faticò e combatté le sue aspre battaglie, spendendo tempo ed energie in piccole diatribe con gli altri prigionieri. Alle mura silenziose nemmeno badava più, e solo raramente alzava gli occhi al cielo - era infatti sempre attento che nessuno cercasse di impadronirsi con l'inganno o col delitto del suo prezioso orticello.

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