martedì 17 settembre 2013

Giovinezza

La giovinezza è un tema affascinante. Essa è sinonimo di freschezza, salute, e specialmente gioia di vivere, dettata dal fatto di avere molto tempo davanti. Essa viene generalmente riferita al corpo fisico, all’età di esso, ma non si potrebbe commettere errore più grave. È un concetto che assai più correttamente va applicato allo spirito.
Non ha molto senso utilizzare l’età del corpo per definire la giovinezza: a qualunque età, in qualunque giorno, qualcosa può succedere al corpo e la nostra vita può finire. È più probabile che malattie e morte tocchino agli anziani che ai giovani, ma la probabilità riguarda i grandi gruppi di persone, mentre ai singoli resta l’esperienza personale. E se anche nove su dieci muoiono da vecchi, chi siamo noi per ritenerci esclusi da quell’uno su dieci? Non perché siamo giovani anagraficamente dovremmo avere la fiduciosa spensieratezza di una giovinezza materiale. Questa visione ristretta confina la giovinezza su questa terra, e ci fa pensare che con la morte tutto finisca, anche la giovinezza.
A volte proprio l’idea della morte è usata per definire il momento in cui la giovinezza finisce: quando ci preoccupiamo della morte, la sentiamo avvicinarsi, non saremmo più giovani, ma saremmo degli adulti o dei vecchi privi di illusioni. Anche questo è vero, per chi non riesce a spingersi con la mente al di là della morte fisica.
Ma la giovinezza è un concetto dello spirito per altre ragioni. Innanzitutto lo spirito, la coscienza, sa di avere un tempo illimitato davanti. Noi pensiamo e respiriamo con la misura dell’eternità. La salute e l’età del corpo non tolgono la giovinezza dallo spirito che vede queste cose.
La giovinezza infatti è un fuoco, una molla, un entusiasmo. È l’essere consumati dall’emozione di fare qualcosa, imparare qualcosa, scoprire sempre cose nuove, desiderare di aprire nuove porte, conoscere nuove persone, vedere nuovi cieli. Cercare risposte e non fermarsi mai. Questa è la giovinezza, che è sì spensierata, perché non ha paura di chiedere, non ha paura di faticare, non ha paura di chi si trova davanti. Ci sono molti giovani che sono tali d’età, ma sono vecchi o perfino morti dentro, perché il loro fuoco si è ridotto ad un lumicino, oppure hanno completamente soffocato la scintilla del loro entusiasmo. E ci sono altri anziani all’anagrafe, ma ancora divorati da un fuoco che non si spegne, che non sono vittime dei disagi dell’età, e per quanto è loro permesso continuano a cercare, a imparare, a fare.
Questa è la giovinezza di spirito che la nostra fede ci insegna, una giovinezza che non riesce ad essere trattenuta dall’ozio, dalla consuetudine, da una passiva tranquillità. Più che giovani, bisogna essere come bambini per entrare nel regno di Dio. Oltre al fuoco che è amore, e al desiderio di raggiungere la luce, metafora della giovinezza, ci serve la fede serena che hanno i bambini nei genitori. Una fede per cui il traguardo è raggiungibile, e che ci dice che nulla verrà a mancare lungo il cammino.

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