Cosa strana è il perdono! Come il sacrificio, come il
digiuno, come la preghiera, è un concetto molto strano per la mente dell’uomo
moderno e dei giovani in particolare, a cui pochi lo spiegano.
Il perdono è uno di quegli strumenti cristiani che
combattono il mondo. Se il mondo dice: “Godi!”, la fede risponde: “Sacrificati,
affinché dal tuo seme che muore nasca una pianta”. Se il mondo dice: “Consuma, e accumula!”,
la fede risponde: “Digiuna, controllati e vivi con moderazione”. Se il mondo
dice: “Divertiti al massimo nel tempo che hai”, la fede ribatte: “Prega e fai
amicizia con Dio, che ben più è il tempo che passerai con Lui di quello su
questa Terra”. Se il mondo dice: “Odia chi ti fa del male, e vendicati”, la
fede dice: “Perdona, e converti le anime alla luce”.
Molti liquidano il perdono come un’idealismo fuori dalla
realtà, ed è vero: il perdono non fa parte delle leggi di questo mondo. E porta
fuori dal mondo chi lo esercita, perché lo porta molto vicino a Dio.
C’è chi crede che il perdono sia sintomo di debolezza: solo
i codardi non ripagano l’offesa con l’offesa. Ma anche le bestie sono capaci di
combattere e mordersi tra di loro; non sono però esse in grado di perdonare. Il
Nemico infatti, che ci vorrebbe degradati come bruti, odia il perdono, perché
ci rende simili a dèi. Il perdono, e cioè l’accettare nel proprio cuore un’offesa,
un insulto, un danno, un’umiliazione, una ferita di qualsiasi tipo, senza
tuttavia restituire il male, ma accettandolo e offrendolo a Dio, col sorriso
sulle labbra, è l’esercizio di una forza eroica.
Il male vive autoriproducendosi. Chi esercita il male, anche
inconsciamente, si aspetta di vedere il male propagarsi, ritorcersi verso di
lui; si aspetta da un’azione la stessa reazione uguale e contraria. Il male è
come una catena che si solleva e si abbatte, scuotendo la terra, suscitando
vibrazioni malefiche. Il perdono vince il male, perché spezza la catena, spezza
il circolo vizioso, ne arresta l’espansione. Anzi, oltre ad arrestarne l’espansione,
lo ricaccia indietro, perché solo grazie all’esempio di chi rende il bene al
male ricevuto, coloro che operano il male possono risvegliarsi alla luce. A
volte, troppe poche volte, restiamo sorpresi dalla carica umana di certe
persone che non se la prendono, non tengono in conto il male ricevuto, o
soffrono in silenzio senza lamentarsi pur essendo stati pesantemente provati
dalla vita. Sono questi esempi che fanno cadere dagli occhi le croste della
superbia, dell’amor proprio, dei desideri vani, della sensualità, e ci
avvicinano al bene.
Il perdono, oltre a tutto, fa stare bene, perché nasce dall’amore.
Non si può perdonare se non si amano le altre persone attraverso Dio, nella consapevolezza
che Dio ha creato i fratelli e desidera la loro salvezza; per cui è dovere di
ciascuno di noi mantenere il cuore nella luce e accendere fiaccole che avvicinino
le anime. La pace nel cuore è cosa assai migliore dello sconforto, del
turbamento, dell’odio. E perdonare è facile, così come molte altre cose che
sono difficili in termini umani e materiali, ma semplici e soavi se fatte
cristianamente, perché ne comprendiamo il senso spirituale. Il Cristo è stata
la Vittima per eccellenza, Colui che più di ogni altro ha spezzato e vinto la
catena del male, subendone il colpo e invocando perdono per chi Lo colpiva.
Questo Dio vuole da noi, che anche noi ci offriamo come vittime, barriere su
cui si possa infrangere l’onda del male, perché non prevarichi e sommerga il
mondo. Quale ricompensa avrà mai preparato il Re nel suo regno per colui che spende
la propria vita in questo servizio?
Concordo con tutto quello che lei ha scritto.
RispondiEliminaLeggere le sue riflessioni eleva spiritualmente.
Solo una sua affermazione mi ha fatto nascere in cuore un dubbio: che sia proprio vero che gli animali non sanno perdonare. Forse, a volte, dovremo noi imparare da loro.