lunedì 7 novembre 2011

Vittime

Una delle peggiori piaghe che azzoppano l’Italia e l’Occidente si chiama “sindrome da vittima”, o più incorrettamente vittimismo. Il vittimismo non è una sindrome, una malattia, ma una scelta consapevole: si decide razionalmente di essere vittime, deboli, indifesi, minoranze, nell’aspettativa di ricevere aiuto, protezione, sussidi, senza necessariamente meritarli, ma traendo vantaggio dal principio cristiano diffusamente presente nelle democrazie occidentali che i deboli vadano sempre aiutati. Questo vittimismo razionale e opportunista è tuttavia degenerato nell’Occidente fino ad assumere l’aspetto di una malattia, una sindrome: e cioè ci scopriamo tutti vittime, sempre, quasi ingenuamente, e cioè senza compiere una razionale scelta vittimistica, ma perché siamo così abituati alla dicotomia ricchi / poveri, sfruttatori / sfruttati, potenti / deboli – diverse categorizzazioni, ma che alla fine sempre coincidono – che ci collochiamo naturalmente nella veste della parte debole, sfruttata, impotente, e strilliamo al delitto come bambini capricciosi aspettandoci che qualche miracolosa mano paterna ci aiuti. Cosa che ovviamente non succede mai, confermandoci nell’idea che i potenti rimangono ricchi e sfruttatori, e si disinteressano di noi poveri, onesti, giusti – peraltro gratificandoci più o meno inconsciamente della nostra superiorità morale di poveracci assetati di giustizia.
Questa debolezza, piagnisteria dell’Italia e dell’Occidente, è inaccettabile: sempre pronti a scendere in piazza, a scioperare, a gridare ai quattro venti, a scrivere articoli di fuoco, ma mai a fare qualcosa di concreto, mai a prendere le cose nelle proprie mani, mai a cercare di rompere il paradigma ricchi / poveri, potenti / deboli. Vuoi essere potente, vuoi essere tu a fare le scelte giuste che nessuno fa? Diventa potente, ma non aspettarti che il potere ti venga affidato dall’alto, ti venga investito come un re investiva vassalli e cavalieri: fai tu qualcosa, datti da fare, costruisci il tuo potere ed afferralo con le tue capacità. Se non ne sei capace, non lamentarti e non piangere, ma condanna solamente te stesso! Se hai dei diritti che ritieni calpestati, combatti per farli valere, non lanciare inutili accuse e sterili contestazioni. Accetta e chiedi l’aiuto degli altri, ma agisci per conto tuo, come se l’aiuto degli altri non ci fosse, e tutto quello che riceverai sarà in più.
E’ facile assumere che il mondo sia sempre guidato e manovrato da vecchie caste di ricchi e potenti, e in parte è così, ma la bellezza del nostro mondo è la possibilità di affrancarsi da simili schemi in base al merito individuale. L’esperienza dimostra che molti ricchi sono anche pigri, lenti e viziati, e tendono inesorabilmente a trascinare nel baratro la propria fortuna, mentre molti poveri hanno l’entusiasmo e la perseveranza per raggiungere grandi risultati. Coraggio, leadership, duro lavoro: da queste cose si distinguono le persone di valore, che generalmente ricevono grosse batoste dalla vita e dal lavoro, ma non per questo si siedono e piangono, anzi ne traggono motivo per rimboccarsi ulteriormente le maniche e andare all’attacco del problema. E forse la vera felicità nella vita si trova nel viaggio, nel remare e navigare nelle avversità andando sempre più avanti, piuttosto che stare fermi e seduti a lamentarci.

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