mercoledì 1 luglio 2009

Lettera a S.E. il Cardinal Martini

Eminenza, si parla spesso di una Chiesa rinnovata, una Chiesa al passo coi tempi che affronta con coraggio le sfide della modernità. Anche Sua Eminenza è spesso annoverato tra le voci più importanti e autorevoli che propongono tale visione. La mia domanda è la seguente: quanto può la Chiesa cambiare e rinnovarsi, traendo profitto per le anime, senza per questo necessariamente "inseguire" i tempi? Mi sembra infatti che certe aperture della Chiesa abbiano il sapore del compromesso, del politicamente corretto. Come se la profonda umiltà che attraversa la Chiesa si fosse trasformata in debolezza, in una volontà di "smussare" le verità più importanti, inequivocabili, e soprattutto difficili da trasmettere al mondo moderno: che la Via è una sola e non ce n'è un'altra; che oltre alla misericordia divina c'è anche la Sua giustizia; che il dialogo con le altre religioni è fondamentale, ma ancora più importante è non confermare tali religioni nell'errore, poiché nell'errore esse sono. Perché i compromessi sono possibili in questo mondo, ma nel mondo soprannaturale il grigio non esiste - ci sono solo il bianco e il nero, nella loro purezza.
Sua Eminenza non riscontra come me che nella Chiesa moderna tale problema esista - almeno come forte percezione? E non sarebbe terribilmente grave che la Chiesa si lasciasse scivolare in un errore del genere?

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