martedì 28 aprile 2009

Vita tradizionale

Com'è il vivere tradizionale? E' come una piccola comunità, che si regge sulle forze e i talenti dei suoi membri, in cui ciascun individuo è prezioso per il bene di tutti. Sarebbe folle per l'individuo andare contro l'armonia del gruppo, lottare contro il gruppo, perché è proprio nella comunità che l'individuo trova la sua pienezza. E' una società in cui spontaneamente e felicemente ciascuno mette gli altri al primo posto, perché il bene della comunità viene prima ed è indispensabile a garantire il bene del singolo.
E' una società ordinata, in cui il suddito non è da meno del re. Il suddito non prova invidia per il potere del re, poiché ne rispetta il ruolo e le capacità; e il re non si approfitta della sua posizione, né crea occasione di invidia con atti di vanità. Il re garantisce l'ordine per il suddito, il suddito ripaga il re con la sua fedeltà - che è fedeltà al gruppo, per il bene superiore di tutti.
E' una società in cui forma e contenuto sono allineati, non c'è doppiezza di pensiero, non c'è divergenza di scopi. E' una promessa di vita semplice, ardua, povera, sfidante, che pochi riescono a desiderare e che non può realizzarsi sulla terra se non in poche oasi. E' un sogno che si porta nel cuore, ma uno di quei sogni contagiosi che quando li riesci a sognare restano poi sempre davanti agli occhi, e portano a scelte nuove e meravigliose nella vita di tutti i giorni. E' uno di quei sogni difficili, ma che dà grandi speranze.
Quanto è strana questa battaglia dei contrasti, per cui gioia e soddisfazione non vengono dalle cose facili, ma da quelle più difficili; e tanto più sembrano impossibili e richiedono sforzi e sangue e sudore, tanto più sono mirabili le opere che riusciamo a costruire. Quanto è strano che ciò che sembra più piacevole, attraente, eccitante, spesso risulti completamente vano, inutile, caduco; mentre proprio dove non ce l'aspettiamo, da ciò che ci crea angoscia, timore, scoramento, troviamo poi nuovi cieli e nuovi mari.

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